mercoledì 28 maggio 2008

Veganismo Vs Zootecnia-Epidemie-Ospedali


Poco più di una decina di giorni fa si è svolto a Roma e a Parigi un raduno vegano (cioè di tutti coloro che rifiutano di mangiare animali e loro derivati). Per l'occasione si sono tirati in causa svariati motivi che giustificano nettamente un tale rifiuto: dalla scelta etica a quella del gravissimo danno ecologico che stanno arrecando le industrie zootecniche, e che, tra l'altro, impiegano l'80-90% delle risorse agricole mondiali -che potrebbero sfamare molto più dell'intera popolazione mondiale attuale- per alimentare gli animali allevati procurando, così, cibo solo ad una modesta parte della popolazione mondiale.
Ma i gravi problemi che causa la zootecnia non finiscono qui. Infatti, non si è considerata una ancor più grave conseguenza che stanno già arrecando le industrie zootecniche, cioè quella di essere vere e proprie industrie di "allevamento" di pericolosi virus, che finora hanno dato luogo a terribili epidemie, dalla "Mucca Pazza" (per aver tentato di convertire gli animali vegetariani in carnivori) alla S.A.R.S. (per aver manipolato l'animale -anche geneticamente- e l'ambiente in cui veniva costretto) fino all'Aviaria.
Nel precedente post dal titolo "La drammatica resistenza del popolo di Erbè" abbiamo visto come in uno stato di polizia medica, anche in caso di solo sospetto di epidemia, si operi con leggi ancor più restrittive di quelle che interessano uno stato di guerra o di "terrorismo".
Questa volta, considerato l'aver chiamato in causa i vegani, ci sposteremo in Toscana, l'attuale patria della "bistecca alla fiorentina". Ma, fiorentini e toscani erano grandi mangiatori di carne? -Risulta nettamente di no! Fino al primo trentennio del 1300, sul rapporto tra cittadini fiorentini e animali mattati, risulta un consumo di carne basso (poco più di un centinaio di migliaia di animali uccisi all'anno: 4.000 bovini; 50.000 montoni; 40.000 suini; 60.000 capre). Spostandoci poi in avanti di diversi secoli, fino a tutto il periodo delle epidemie di peste, colera, tifo risulta sempre un consumo di carni più che basso pari a circa 7 Kg a testa per tutto l'ann0 a Firenze e solo 10 Kg a testa in tutta Italia: il cibo dei poveri erano le verdure ed in genere i grani -cioè un vero pasto vegan. Ma questo andamento viene interrotto durante l'internamento negli ospedali , dove il consumo di carne diviene esponenziale fino a diventare secondo assoluto a quello del pane e seguito da quello del vino, uova e pollame. Con l'avvento degli ospedali si passa da un pasto praticamente vegan ad uno prettamente carnivoro, per le 10973 giornate di degenza si fecero consumare: 5.423 Kg di pane; 2.465 Kg di carne; 4.785 litri di vino: 1289 uova; 50 Kg di sale; 29 Kg di uva secca; 72 litri di aceto; 24 litri di olio; 18 polli. Dieta carnivora e scarsa in vitamine. Si aumentava il cibo di carne, ma già a quell'epoca macellai, mattatoi e allevatori in genere contribuivano a peggiorare l'ambiente, l'igiene e di conseguenza le epidemie: vi era il problema dello smaltimento degli escrementi (abbandonati fuori intorno alle mure di cinta della città e, oltre tutto, macelli e macellai, i maggiori veicoli di appestamento ed epidemia, gettavano gli scarti dentro i fiumi.
A fare maggiormente le spese di un epidemia, come già scritto nel precedente suddetto post, sono i poveri. Infatti, la peste colpì prevalentemente i poveri,i becchini e i chirurghi-cerusici (arte delegata ai modesti barbieri). Tutt'altro destino ebbero benestanti e medici condotti i quali si conservarono in salute.
Ma i poveri furono anche quelli più perseguitati e vittime delle ristrette e dure regole della peggiore dittatura, quella sanitaria durante l'epidemia. Infatti, .....continua