venerdì 14 dicembre 2007

Anziani D.O.C.

Nei precedenti post siamo ritornati più volte al tipo di stile di vita dell'anziano. Lo stile di vita incide fondamentalmente nei disagi psico-fisici; sopratutto negli anziani, anche indipendentemente da traumi che hanno incontrato durante tutto il loro percorso della vita, perfino nell'atroce esperienza dei lager (purchè non siano state inferte mutilazioni). In questo post, per merito di un'intervista ad un anziano di 92 anni abbiamo un'ulteriore testimonianza sulle presenti considerazioni. Fortunatamente, l'intervistato, nonostante di religione ebraica, riuscì ad evitare le più gravi conseguenze del nazi-fascismo, subendo però, essendo ebreo, un declassamento nel suo posto di lavoro...-La seguente intervista l'abbiamo cercata attraverso lavoro-salute-anziano ed è comparso il blog: http://www.sergiofalcone.blogspot.com blog appartenente all'intervistatore.
" "Gli Intellettuali sul lettino".
E Musatti disse:..."Sono un figlio felice del mio tempo".
Un'intervista inedita col "grande vecchio" della psicanalisi italiana,
incontrato nella sua casa di Milano, tre anni prima della sua scomparsa.
di Sergio Falcone
L’intervista inedita che pubblichiamo è l’ultima rilasciata da Cesare Musatti, “padre” della psicoanalisi italiana, prima della sua morte avvenuta il 20 marzo 1989. L’abitazione-studio di Cesare Musatti si trovava in via Sabbatini, in un quartiere medio-borghese alla periferia di Milano.
Lei, professor Musatti, in procinto di compiere 92 anni, che cosa consiglia al pensionato, all’anziano a riposo che è fuori di un ciclo di lavoro e di produzione?

"Come psicologo, dalla casistica offertami dai miei pazienti, ho motivo di ritenere che la pensione divenga l’anticamera della morte. Basta conservare qualche legame col vecchio lavoro e, quando questo è impossibile, inventarsi un secondo lavoro e un hobby in qualche modo remunerato. Faccio il mio esempio: rifiuto perfino la terminologia che mi riporta alla condizione di pensionato. Preferisco chiamare la mia pensione 'stipendio'. Ancora oggi dico in casa: 'Vado a ritirare lo stipendio'".

Lei lavora ancora: è un uomo attivo ed energico, capace di aiutare gli altri. Che cosa fa esattamente?

"Come psicologo e psicanalista, ricevo ancora i miei pazienti nel mio studio di Milano. Ma scrivo, soprattutto. Ho in lavorazione un libro che presto sarà pubblicato.
Ma in fabbrica non vado più. Alla Olivetti, soprattutto, non vado perché non mi piacque il modo in cui licenziarono alcuni operai. Me ne andai sbattendo la porta. Alla Olivetti di Ivrea, dipendevo dal 'Centro di psicologia'. Non ero altro che uno psicologo in fabbrica. Noi psicologi studiavamo il lavoro degli operai, le condizioni in cui questo lavoro si svolgeva, i problemi e le esigenze di carattere psicologico che nascevano nel corso del lavoro".

Per lei, professor Musatti, in che cosa consiste la felicità?

"La felicità risulta da un’armonia completa del proprio 'io' col mondo circostante. La felicità consiste nel realizzare se stessi nella società che ci circonda. Per esempio, sono assolutamente felice di vivere nella mia epoca, e non ho mai sognato o ipotizzato un’altra vita possibile al di fuori di questa. Sono un figlio felice del mio tempo"."....
...Il post continua nel blog http://sergiofalcone.blogspot.com

martedì 13 novembre 2007

Frank,Frankl,Reich,Bettelheim: 1X4...-seconda parte



Lager Ospedali Carceri

Nel precedente post abbiamo scritto sul diverso impatto del Nazismo sui quattro autori. L'unica che vi ha trovato la morte è stata A. Frank; degli atri tre, indipendentemente dalla fortuna, vi è stato chi ha improvvisato strategie di sopravvivenza ai lager e chi, invece, è riuscito a schivare la deportazione a tali infami luoghi. Da tutto ciò sembrerebbe che i medici psichiatri o psicanalisti siano stati in grado di gestire o evitare in qualche modo il destino atroce del lager. Di conseguenza, si lascia così supporre che W.Reich, se fosse stato catturato e deportato nel lager, avrebbe potuto sopravvivere come gli altri suoi due colleghi. Invece Reich si ritrovò, come abbiamo già scritto nel precedente post, spogliato del suo titolo perchè eretico e, successivamente, condannato e carcerato negli U.S.A..Tutto questo sempre a causa delle sue teorie ritenute scandalose e offensive della morale tanto da farsi imprigionare per "oltraggio alla Corte" perchè non riteneva di rendere conto delle sue teorie in un tale ambito (che poi avrebbe delegato di nuovo la categoria medica, che espulse il suo collega Reich dall'albo) piuttosto che in quelli culturali. Reich morì di stenti nelle Prigioni di Stato democratico. A questo punto qualcuno potrebbe dedurre che se Reich non ha retto alle Prigioni di Stato non avrebbe certamente risolto diversamente nei lager. La risposta a questo dubbio proviene dal suo collega Bettelheim che riuscì a sopravvivere nel lager; una volta uscito riuscì a riprendersi dal trauma e a condurre una vita di successi culturali fin quando non si ritrovò dentro l'infame ospedale (o clinica) dove non potè fare altro, al contrario del lager, che suicidarsi.

martedì 6 novembre 2007

Frank,Frankl,Reich,Bettelheim:1X4...un percorso per quattro risvolti

LAGER OSPEDALI CARCERI
A.Frank, V.E.Frankl, W.Reich, B.Bettelheim: quattro studiosi e ricercatori del profondo investiti dalla feroce dittatura nazista.
- Per Frank il percorso, possiamo dire, è "lineare": viene scoperta, deportata nel lager e trucidata. Ci lascia il suo Diario: un prezioso documento sulla ricerca interiore, del profondo, della realtà lucidamente vissuta, in diretta, della/con la morte!
- Anche per Frankl il percorso è in un certo senso "lineare" ma complementare a quello della Frank: Egli, già direttore (neuropsichiatra) di una istituzione ospedaliera, trovò il lager una struttura non così del tutto non familiare e potè, nei limiti del possibile, convertire in oggettivo ciò che lo avrebbe completamente investito, travolto nella anche più intima soggettività. In poche parole Frankl si distaccò nell'immaginare e nel tentativo di vivere con convinzione il lager come un vero e proprio ospedale, e come tale, continuandone ad essere un dipendente-dirigente. In effetti, nel lager, mancava ciò che è invece presente in ogni luogo di pena (carceri e ospedali), cioè oltre al boia anche la presenza di un confortatore. Ciò è oggi ben risaputo che non è possibile mantenere in piedi uno di questi luoghi senza ausilio di "etica", sia questa più o meno fungente da maschera -nel caso di Frankl vi era netta coerenza perchè era un prigioniero al pari degli altri, a tutti gli effetti-. Frankl ci ha lasciato delle altrettante preziose testimonianze sul lager tra cui l'episodio in cui vi è stata coinvolta la Croce Rossa Internazionale (CRI). Egli scrive nel suo famoso libro "Uno psicologo nei Lager" di aver visto, un giorno, spalancarsi le porte del lager ed entrare una splendida auto color alluminio, con grandi croci rosse, ed avanzare lentamente verso la piazza dell'appello, finchè, dall'auto, uscirne il delegato CRI di Ginevra, il quale annunciava che da quel momento il lager era sotto la sua protezione assieme agli ultimi prigionieri: "Dall'auto scaricano casse di medicinali, distribuiscono sigarette, ci fotografano...Siamo tutti euforici...Il delegato CRI prende alloggio in una fattoria vicino al Lager, per essere pronto a ogni evenienza, anche di notte...Il delegato CRI ci assicurò che in base ad una convenzione, il Lager non poteva essere più evacuato ; ma di notte arrivarono autocarri di SS...". Questi autocarri furono caricati di quasi tutti gli ultimi prigionieri del Lager. Tra gli esclusi vi era proprio Frankl. Fu detto a loro che dovevano essere scambiati con altri prigionieri tedeschi, cioè significava che stavano per essere finalmente liberati dal lager. Frankl fu dispiaciuto per essere stato escluso, infatti non sapeva che, in realtà, sarebbero stati rinchiusi nelle baracche di un lager poco distante per poi essere bruciati vivi. Per i nazisti questa rappresentava anche opera di disinfestazione sanitaria dall'epidemia di tifo pedecchiale: come si bruciano i vestiti si brucia anche chi vi è dentro.
Insomma, Frankl fu uno dei pochissimi che riuscì a sopravvivere in quelle istituzioni non così dissimili da quelle in cui lui ne era a capo tanto che, una volta libero, ritornò a dirigere l'ospedale apportando i contributi dell'esperienza del lager.
- Anche il medico psicanalista B.Bettelheim riuscì a sopravvivere all'olocausto. Internato al Lager fu fatto oggetto delle stesse violenze subite da Frankl e Frank anche se ne uscì poi vivo.
-Diversamente fu per il medico psichiatra Reich che anticipò i tempi schivando la cattura e fuggendo prima in olanda e poi negli USA... continua

domenica 28 ottobre 2007

Spedizione punitiva a domicilio con medico ospedaliero

Recentemente un personaggio del mondo dello spettacolo, impegnato socialmente, ha figurato il clima di tensione che oggi si vive far saltare, esplodere le persone come pop corn; non risparmia nessuno.
Così è accaduto, una quindicina di giorni fa (13 ottobre), che una donna si è vista aggredita nel proprio appartamento da due famiglie di vicini di casa non appena il figlio (di otto anni) gli aveva aperto la porta. La donna è stata trascinata per i capelli in presenza del suo bambino fino a fargli un'alopecia da "scalpo" (assieme a trauma in zona cervicale) e qualsiasi tentativo di difendersi veniva neutralizzato per immobilizzazione da presa da parte dei sei aggressori della spedizione punitiva.
Di tutta questa storia, oltre alla causa che ha scatenato la violenta aggressione (delle lamentele per i fumi di un barbecue che salivano dal terrazzo sottostante fino all'appartamento dell'aggredita), ci ha sorpreso come la presenza del bambino non abbia frenato l'irruenza degli aggressori contro la madre; come si continui ancora adesso a sottovalutare lo shock del bambino che si è visto la madre aggredita e per giunta nella propria abitazione dai vicini, di cui poi sarà costretto ad incontrare entrando o uscendo da casa...ma, quello che ci ha veramente sconcertato è la presenza di un medico (angiologo) ospedaliero, motore assieme alla moglie del gruppo della spedizione punitiva -L' esposto di entrambe le parti è depositato al commissaritato di zona Valle Fiorita-Due Leoni (Casilino Tor bella monaca).

lunedì 22 ottobre 2007

Osho, Illich, Reich, Frank: 4 per 1...un destino comune

Lager Ospedali Carceri







Il grande filosofo Osho Rajneesh non tentennava nel dichiarare la sua posizione rispetto a quei luoghi infami, di offesa alla dignità, quali gli ospedali. Egli scriveva senza mezzi termini quanto segue: "...è molto più bello morire sulla croce che in un ospedale. La sola idea di morire in un ospedale mi terrorizza. Io non ho paura della morte, ma ho paura degli ospedali!". La scelta della via della libertà di pensiero e di espressione condusse l'eminente filosofo eretico nelle tremende carceri della pensilvania (USA) della democratica America dove ne uscì avvelenato col Tallio, mischiato nei cibi dell'istituzione coatta carceraria, la stessa dove fu carcerato W.Reich accusato dalla Food and Drug Administration, dopo essere stato espulso dall'ordine degli psichiatri psicanalisti perchè eretico. W. Reich morì in carcere per infarto da stress, mentre ad Osho il Tallio sommistrato gli provocò una lentissima (di qualche anno) e atroce agonia. Osho, alla stessa stregua di I. Illich, sperava in una morte rapida ma, ad entrambi, ostici agli infami ospedali, spettò, invece, il destino della lunga malattia incurabile tanto che la resistenza di Illich fu da vero "partigiano" contro tali infami istituzioni ospedaliere, che preferì capitolare da solo piuttosto che farlo passando per le mani di ospedalieri. Anche la resistenza di Osho fu ammirevole. E' curioso che oggi ci sia qualche gruppo, sostenitore di Osho, che si occupa di problemi di salute (AIDS) dei paesi in via di sviluppo e che non sia critico sulla realizzazione di strutture ospedaliere. Probabilmente un simile gruppo non ha assimilato nè vissuto il pensiero di Osho per evitare a questi paesi il solito destino di "regalargli" tutto ciò che nei paesi sviluppati è stato riconosciuto mondezza. Ciò sta come a dire dei libri di Illich presentati da chi ha a che vedere con gli ospedali; oppure, per quelli di Reich, presentarli da puritani americani (magari dipendenti della Food and Drug Administration). E perchè no? Il diario di Anne Frank, il cui destino atroce è stato pari agli autori suddetti, presentato da un nazista non per nulla pentito. Reich sfuggì ai lager nazisti per finire a morire in quelli di una terra "democratica" dopo essere, qui, stato degradato, perchè eretico, e perseguitato dalle lobbies medico-farmaceutiche-ospedaliere.

lunedì 15 ottobre 2007

Camici, Comici & C.: CRI CRI...Grillo parlante..

Lager
Ospedali
Esistono nomi tabù che non devono essere nominati impropriamente, cioè al di fuori del monopolio medico che li ha coniati. Nominarli , come ad esempio "alzheimer", significa mettere il dito sulla piaga delle lobbies medico ospedaliere e della ricerca medica in quanto tali processi degenerativi delle funzioni cognitive , mnemonicche e motorie umane rappresentano le innumerevoli pietre d'inciampo delle suddette categorie mediche, indefesse nell'attaccare chiunque glielo faccia presente da altri ambiti. Quello che oggi si conosce è che chi ne è colpito richiede assiduamente attenzione (giorno e notte) e coinvolge chi gli è vicino a partire dal coniuge il quale, se lasciato solo, non ha possibilità di seguirlo senza discapiti per la sua stessa salute, ed alla fine si capitola per l'ospedale ma solo per mancanza di un aiuto vero, concreto assistenziale nella propria abitazione. Recentemente, un noto personaggio di attualità ed anche attore comico satirico è incappato nel nominare il suddetto tabù ma le conseguenze sono state attenuate da una sorta di "vaccinazione" che gli era stata già preventivamente inoculata per...emergency: una microvirus cellula medica. Emergency è nata quasi con lo stesso scopo come la Croce Rossa e ne percorre più o meno lo stesso cammino. Circa un secolo e mezzo fa uno svizzero -un certo H.Dunant- passando per la Lombardia incappò proprio in una delle più feroci battaglie, quella di Solferino, inorridito dello spettacolo di morti ammazzati e feriti atrocemente amputati si fermò ad aiutarli e, in qualche modo curarli. Che cosa c'è di più ammirevole solidarietà spontanea? Però Dunant volle sistematizzare tale spontanea solidarietà nel costituire un' organizzazione di intervento ai feriti durante le guerre con tanto di realizzazione di ospedali da campo e la chiamò Croce Rossa. La Croce Rossa divenne internazionale e cresceva assieme alle guerre e battaglie. Fin qui c'è poco da obiettare: alla situazione aberrante della guerra si applica un'altrettanta situazione aberrante dell'ospedale; solamente che mentre l'incubo di una guerra finisce viceversa con gli ospedali da campo continua perchè da temporanei sono poi divenuti vere e proprie strutture ospedaliere permanenti. Attraverso la Croce Rossa le guerre seminavano ospedali ovunque fosse possibile finchè proprio nell'ultima guerra mondiale la Cri non si ritrovò davanti al lager nazista. In una recente trasmissione RAI (RAI 3, 26-1-07) si è polemizzato proprio su quest'ultima visita ai lager nazisti della CRI; precisamente sul fatto che la stessa CRI non riferì nulla di tutte le efferatezze che vi aveva riscontrato. Difatti, se le avesse riferite, certamente, il popolo tedesco non sarebbe più stato così propenso al nazismo. Dall'altra, possiamo dire, che se il popolo tedesco ne fosse stato già a conoscenza allora i lager, almeno da questo punto di vista, sarebbero stati più trasparenti, ad esempio, degli ospedali, anche di quelli odierni. Così, oggi, nonostante tutte le non poche documentazioni sull'olocausto, non abbiamo tutti i passi completi di come si procedeva con gli esperimenti sulle cavie umane nel laboratori, ad esempio, di quello del medico genetista Mengele -ci limitiamo a riportare alcuni siti:
http://www.auschwitz.dk/Mengele http://www.olokaustos.org/argomenti/esperimenti/medexp16.htm
Comunque, tra i caratteri di perversità vi era quello di J.Mengele che si faceva chiamare "zio" dalle sue piccole vittime-cavie. "Purtroppo" non abbiamo nessuna immagine di queste piccole cavie poco prima della tortura per poter percepire il loro stato di fronte allo "zio" con la sua equipe. Forse l'aveva fatto passare come un gioco. Possiamo, comunque, immaginarlo, magari prendendo qualche esempio attuale, anche se non razziale ma specista...è solo un'analogia..,come quella che mostra la foto a sinistra dove il cane non mostra terrore per tutto quello gli starà per capitare, pensa ad un gioco, di stare tra amici...ma poi dalla foto sottostante si vede un suo simile vivisezionato, bruciato lentamente nel forno.
Allora, che cosa dovreste pensare se le immagini di sperimentazione medica nazista, anche solo limitate a quelle che oggi tutti hanno modo di vedere, fossero state diffuse alla popolazione tedesca durante il nazismo?
Ma cosa si doveva pretendere da una popolazione che aveva accettato, come almeno nell'Italia fascista, la carta dei diritti razziali (1938), dove oltre la metà dei firmatari erano "eccellenti" medici ospedalieri, tra cui anche FONDATORI DI ISTITUZIONI OSPEDALIERE? del resto,perfino oggi i media sottovalutano i lettori nel non riportare dettagliatamente le operazioni vivisettorie sugli animali quando si annuncia un "successo" di laboratorio e si promette poi applicarlo all'uomo (quando poi decadrà nell'ennesimo insuccesso)?
Mengele fu un medico genetista accreditato dalla Germania nazista, maestra in fatto di gestione di codici, e grazie alla sua qualifica riuscì non solo ad evitare la cattura ma anche ad ottenere un documento che lo autorizzava a girare liberamente per il mondo intero, il documento era il lasciapassare della Croce Rossa che scambiò, a Genova, con il suo passaporto, sembra con nome falso (scorri il video "collegato al post" tra quelli alla sinistra del blog, cioè alla tua destra). In un certo senso la Croce Rossa "vaccinò" anche il medico Mengele.
Nella stesura del presente blog si sono chiamate in causa la Svizzera, la Croce Rossa e Genova. Che cosa hanno in comune? -Una croce rossa. Una coincidenza? Forse. Ma sembra che i Templari, il cui simbolo era,appunto, una croce rossa (guerrieri crociati e tesorieri della chiesa), dopo aver subito il tradimento, da Genova si rifugiarono e si accamparono nella zona proprio dell'attuale Svizzera, terra del Dunant fondatore della Croce Rossa.

martedì 9 ottobre 2007

Pezzi da rottamazione

Ci siamo accorti di un nuovo video comparso sul presente blog assieme a quello che avevamo già importato da "youtube" (medici assassini); abbiamo accettato volentieri il video. Il video riporta la telefonata tra Crisafulli e Schiavo. Il loro diverso destino è stato dettato da motivi economici. Se i parenti di Crisafulli non fossero stati determinati nelle loro azioni e convinzione, ma sopratutto non avessero avuto i soldi necessari nonostante tutti i sacrifici e forse debiti, si sarebbero rimessi alla dichiarazione di morte cerebrale mossa da tutti i medici di diversi ospedali di "eccellenza" italiani e stranieri -tranne l'ultimo ospedale che ha rubato ilsuccesso di un caso ormai posto fuori pericolo dagli stessi parenti- e, magari, sommessamente, con spirito remissivamente altruistico avrebbero offerto "pezzi di ricambio" di quella macchina ormai dichiarata da "rottamazione" agli stessi medici che ne avrebbero fatto, oltre tutto, motivo di loro prestigio anche a beneficio delle case farmaceutiche. Tutto questo a carico dei parenti del Crisafulli (meglio dei medici per "eccellenza") che non hanno avuto nessun sostentamento mentre operavano per loro propria LIBERTA' DI SCELTA DI STRATEGIA DI SOPRAVVIVENZA del loro parente rimettendoci, invece, tutti i loro modesti risparmi. Mentre sul ladrocinio medico a danno della Schiavo si è oggi ben documentati..."o la borsa o la vita". Insomma, sia con la sanità ospedaliera "gratuita" italiana che con quella privata, a pagamento, americana il malcapitato rimane tale.

martedì 2 ottobre 2007

Vent'anni fa...accadeva già


Ciò che viene riportato dai media oggi sulla malasanità accadeva già vent'anni fa, quando sulla base dei dati dell'indagine, di quattro anni prima (1983) - di una commisione per "L'igiene, la tecnica e l'organizzazione ospedaliera" istituita dalla Direzione Generale di Sanità, (in cui fu rilevato che il numero di degenti ospedalieri che avevano contratto infezioni all'interno degli ospedali erano ben 600.000, pari al 6,8% dei degenti) (Il Tempo, 7-12-85) - si organizzò un convegno internazionale su tale "epidemia da ospedali" (Genova, 10 ottobre, 1987). Nel frattempo, quindi nel giro di quattro anni, il fenomeno è andato ad aumentare da 600.000 a 700.000 pazienti ospedalizzati! Il motivo è forse nella solita incuria e disorganizzazione che fa appello ad ulteriori finanziamenti? No! Questo lo diceva già vent'anni fa Flavio Michelini sull'Unità; ne riportiamo quanto scritto (L'Unità, 11 Ottobre 1987 -In Liberiamo la Cavia, 3, p.18, 1987-):
"Perchè è così facile contrarre delle pericolose infezioni proprio dove si penserebbe esserne al riparo? La causa non è lasolita incuria o disorganizzazione (come ben sappiamo); la causa è sopratutto la flora microbica. Una flora che si sostituisce a quella precedente ed è più pericolosa perchè fatta di germi che hanno selezionato una resistenza agli antibiotici. Si, gli antibiotici sopratutto quelli ad ampio spettro che vengono sempre più usati. In più ci sono le nuove tecnologie. I presidi sanitari invasivi che favoriscono l'ingresso dei batteri nell'organismo. Insomma, la causa è iatrogena, viene dalla "medicina". Negli USA nell'82, l'ultimo anno in cui sono stati raccolti dei dati sull'argomento due milioni di persone si sono ammalate all'interno di una istituzione sanitaria. Ottantamila sono morte: PIU' MORTI IN OSPEDALE CHE PER LE STRADE."
In sintesi, negli ospedali (pubblici o privati che siano) ci si ammala e si muore e ciò non dipende solo da problemi di incuria, disorganizzazione, tecnologie superate etc.. che hanno preteso sempre più finanziamenti per essere "risolti", anzi per non essere risolti; anche perchè da vent'anni ed oltre fino ad oggi, nonostante l'immenso debito nazionale causato sopratutto da suddetti finanziamenti, si è andati sempre più incontro alla malasanità, è come se si fossero pagati dei sicari per far fuori sopratutto gli anziani, i deboli...E pensare che al presupposto di tagli anche alla sanità per colmare il debito, che squalifica l'Italia fino ai paesi di serie "B", di qualche mese fa, ora si vuole investire in ospedali e USL... Certo per far mantenere il primato degli ospedali sugli investimenti su strada. Tutto ciò conferma il potere delle lobbies medico ospedaliere sulla politica.

giovedì 27 settembre 2007

La memoria è ritornata

Tutte le volte che si concede spazio alla malasanità poi, quasi sempre, vi si affiancano contenuti a vantaggio delle lobbies medico e paramedico ospedaliere. Mentre, invece, non è vero il contrario: tutte le volte che che si avanzano progressi medici non vi si affiancano le critiche, nemmeno quando falliscono in pieno.
Ad esempio, l'articolo, di cui si riporta copia dall'originale riprodotta qui in alto, riporta la dichiarazione dei ricercatori vivisettori del successo avuto sugli animali sperimentati in laboratorio nel fargli aumentare la memoria. Segue che dopo cinque anni di ricerca, per applicarla all'uomo, è possibile far tornare la memoria agli anziani.
In effetti, a noi ci è tornato alla memoria l'articolo suddetto dopo vent'anni, ma il segreto è che lo abbiamo accuratamente conservato perchè non ci scommettevamo nemmeno una lira su quell'aiuto agli anziani. Viceversa sono stati gli anziani che, tirati in ballo, hanno aiutato a finanziare la ricerca vivisettoria. Dopo vent'anni il ricercatore che dirigeva la ricerca ha dichiarato che il fallimento di questa ricerca non era dovuto alla vecchia e inadeguata ricerca vivisezionista, bensì al fatto che allora non si erano utilizzate le cellule staminali e che oggi data tale possibilità vi era motivo di proseguire i finanziamenti non per cinque ma per sette anni.
Noi staremo ad aspettare per scrivere di nuovo questa solita storia, con aggiunta delle cellule staminali, perchè sappiamo che un organismo complesso come quello umano non può essere gestito con tali microtrapianti a meno che non sia spogliato e modificato in un ambiente consono a tali modifiche come avviene nel laboratorio vivisettorio, dove è possibile realizzare tutto ciò che si vuole nell'ottenere da sistemi che non sono più quel che erano all'inizio della loro "preparazione" al trattamento vivisettorio. La ricerca non può progredire se vengono imposti vecchi e fallaci metodi come la vivisezione per ottenere finanziamenti. Da una parte ci si illude che di tutto si può guarire; dall'altra, invece, la realtà medico ospedaliera che spara a zero sui degenti -sopratutto anziani- (depositandoli ammucchiati nelle stanze) dichiarati in "prognosi infausta" per le stesse compromissioni di salute di cui illudeva ad una svolta la ricerca medico sperimentale.

venerdì 21 settembre 2007

Eccellenza Malasanità -Per grazia ricevuta

In un precedente post abbiamo spiegato perchè ovunque si parli di malasanità deve presiedere chi l'ha subita e non chi l'ha fatta subire (medici & C.). Ma è accaduto che nel programma odierno di Rai-2, condotto da Magalli, due suoi ospiti (fratelli), intervistati, raccontando di un grave fatto di malasanità accaduto al genitore, si siano poi ritrovati a supplicare la lobby medico ospedaliera affinchè accettasse il ricovero del genitore stesso. Di fronte ad un programma televisivo nell'ora di punta di ascolti non poteva non scomodarsi un medico dirigente per rubare gli applausi del pubblico annunciando il tanto sperato ricovero (probabilmente già accordato a tavolino-come poteva rifiutarsi?!). Tra l'altro è balzato fuori che l'attesa di un anno dalla richiesta dell'accettazione all'istituto ospedaliero di riabilitazione era dovuta al fatto che non vi sono ospedali a sufficienza. Ma il vero problema è che il servizio di assistenza e riabilitazione a domicilio non funziona: l'operatore per la riabilitazione viene per qualche decina di minuti e l' infermiera solo per somministrare la cura (farmaci, bendaggi etc.); tutto il resto è delegato ai parenti. E, comunque, dopo tale concessione per l'ingresso all'ospedale, tra qualche settimana si ritroveranno di nuovo il genitore a casa. Eppure, all'inizio degli anni ottanta attraverso una ricerca sul confronto tra servizio domiciliare e ricovero in ospedale si è dimostrato che quello domiciliare era estremamente più economico, più efficiente , più dignitoso per il paziente, che poteva essere seguito anche giorno e notte e che, per questo, avrebbe aiutato ad aumentare l'occupazione degli operatori per la riabilitazione e l'assistenza infermieristica e varia -considerando anche che un degente ospedalizzato costa, per ogni settimana, allo stato, quanto uno stipendio di un lavoratore.

giovedì 20 settembre 2007

Ospedali a scatola chiusa

Nel precedente post abbiamo riportato la drammatica letale vicenda ospedaliera, di una signora, che sarebbe passata inosservata senza testimonianza dei parenti che gli stavano accanto durante la permanenza nell'ospedale. Nell'odierno programma di RAI-3 "Cominciamo bene" è stata intervistata una coppia di genitori che persero il loro figlio per un grave errore medico-ospedaliero. Se oggi questi genitori possono spiegare, e quindi divulgare con chiarezza e completezza, è grazie al fatto che sono stati presenti in ospedale ed hanno osservato ciò che accadeva, tanto che la madre si accorse che qualcosa non andava bene; cioè del tono sensibilmente più scuro del normale della mano del braccio che gli avevano ingessato. Anche se non è servito ad evitare la morte del figlio, per cause totalmente iatrogene, oggi lo può testimoniare a tutti e in tutti i suoi particolari. Purtroppo, non tutti possono essere accanto ai loro parenti degenti e molte morti o infermità per cause iatrogene passano, appunto, inosservate come tali. Alla fine del racconto, il conduttore del suddetto programma RAI ha riportato una lista di ospedali di "eccellenza" facendo credere che ci sono ospedali impeccabili e che non si deve fare di tutta l'erba un fascio. Sicuramente gli ospedali della lista del conduttore Rai non hanno avuto testimoni o, al limite, sono riusciti a liberarsene (non è molto difficile allontanare i parenti dal degente!). Diffidate degli ospedali denominati di "eccellenza" o comunque indicati come impeccabili, perchè sono ospedali che riescono a ben mascherare gli errori, a selezionare i pazienti un poco più gravi trasferendoli altrove, e a sbarazzarsi di testimoni scomodi etc.. I veri ospedali meno a rischio sono gli ospedali che accettano le modalità di trasparenza, anche con osservatori esterni che accompagnano il decorso ospedaliero del degente 24 ore su 24, e con possibilità di avere chiare le modalità di trattamento medico e se seguito da quello infermieristico.

lunedì 17 settembre 2007

Malasanità di prestigio


Nel precedente post si riportava la dichiarazione (intervista RAI) di De Lorenzo sulla sua impotenza, come (allora) ministro della sanità, nell'intervenire sulla malasanità. Già all'epoca del ministero di De Lorenzo era ufficiale il fatto che le lobbies medico ospedaliere influenzavano il parlamento neutralizzando interventi per la trasparenza sulle istituzioni coatto ospedaliere. Il potere delle suddette lobbies è talmente potente non solo nel neutralizzare la trasparenza ma anche nel ridicolizzare le iniziative per poterla ottenere tanto da far mettere in "lista d'attesa" anche i carabinieri del NAS per le ispezioni a loro carico: per le ispezioni occorreva "prenotare" ben 48 ore prima e precisare esattamente il settore da ispezionare. Chiaramente, prima di far ritornare le ispezioni nella regola di sempre (improvvisate) e nella "legge uguale per tutti", tutti gli ospedali ispezionati per "appuntamento" la fecero franca. Questi ospedali "graziati" dovrebbero comunque, anche se con riserva, rientrare nella malasanità.
La malasanità rimane nell'ambito del riscontro sugli abusi, omissioni, errori, corruzioni, manipolazioni di cartelle cliniche etc.. Infatti, vi sono ospedali che se non meglio delle cliniche private ne sono almeno alla pari: sia in laboratori e strumenti medicali; sia in architettura e arredamento. Ma, indipendentemene dal fatto che questi ospedali "modello" facciano uso dei suddetti strumenti o comunque preferiscano usufruire delle convenzioni con i privati (per loro personali interessi di lucro) non è detto che non rientrino nella malasanità. Prendiamo ad esempio il Corner Hospital -degli ospedali riuniti S.Giovanni-Addolorata- che sembra sia un ospedale che non dà problemi e che appare pari ad una clinica privata. Qual'è il segreto nello schivare la malasanità? Il segreto è molto semplice a scoprirsi: Il Corner Hospital adotta il principio di alta selettività tra i pazienti che vi devono accedere: quando il S.Giovanni segnala un paziente, a cui è arrivato il momento di dedicarsi alla riabilitazione, il trasferimento al centro riabilitativo non è diretto perchè prima deve essere deciso da un gruppo di medici del centro, che si recano a valutare il caso. Se il caso è semplice oppure trattasi di un giovane anche con contusioni multiple l'esito è positivo (anche perchè vi sono delle disposizioni a tal riguardo) . Se, invece, è un anziano, magari limitatamente semi-paraplegico da ictus, seppur ben vigile ed in grado di aver cominciato a fare della fisioterapia, può benissimo continuare a marcire in ospedale; questo significa condannarlo a morte per tortura perchè senza un costante ed accurato movimento l'organismo indebolisce e perisce. E' così che fu condannata a morte, e con non poche torture, ad esempio, una degente che venne dapprima rifiutata da un'equipe del Corner Hospital, ma, poi, riammessa da un'altra equipe, sempre del Corner, sotto ulteriore sollecitazione della direzione del S.Giovanni. Una volta trasferita non passò che un giorno che si ritrovò di turno il medico che ne aveva escluso il trasferimento e non fu difficile per lui approfittare della lieve alterazione di temperatura (37,2) -dovuta ad un normale processo da ictus, in via di remissione-ma sopratutto da stress da ospedale- per ordinare immediatamente -118- il trasferimento di nuovo al S.Giovanni; questo all'insaputa dei parenti, presenti in quel momento, impedendo loro, così, un trasferimento ad un altro ospedale (l'ambulanza non era provvista di medico). Perchè doveva trasferirla al S. Giovanni? Per meglio giustificare il trasferimento aggravando il caso del sospetto di meningite...dopo un mese e mezzo di ospedale?!... d'intesa con i colleghi del S.Giovanni si procedette alla dolorosissima puntura lombare per il test-farsa della meningite e ne risultò, chiaramente, liquor normalissimo; ma, nonostante questo, la degente non fu riportata al Corner perchè la vera ragione era il rifiuto del Corner Hospital che non poteva mettere a rischio il suo prestigio, dovuto nel ristabilire malati già ben predisposti alla guarigione. Diffidate dalle istituzioni sanitarie che usano modalità finemente selettive per reputarsi di prestigio.
Insomma, affrontare la malasanità, specialmente a discapito degli anziani, non sta nel potenziare la sanità perchè, come abbiamo riportato nel suddetto esempio, anche negli ospedali pari a cliniche private vi sussistono forme di malasanità non da meno di ospedali trascurati. Potenziare la sanità significa comunque potenziare la malasanità se prima non si potenziano i dirittti del malato nel fare trasparenza (informando anche il cittadino tramite stampa e televisione) su queste strutture coatte, corrotte e pericolose nell'influenzare i governi.

lunedì 10 settembre 2007

Trasparenze e Turbolenze

L'acqua trasparente non ha bisogno di essere agitata per osservare il fondale. Questa è la condizione dei cittadini di fronte alla sanità: il cittadino diviene trasparente sopratutto quando mette una firma; ovunque si firma si dà l'autorizzazione ad aprire il proprio fascicolo personale, dove oltre agli usi e costumi vi è anche la condizione sanitaria, ad esempio quella riportata dal proprio medico di famiglia o dalle analisi cliniche,anche private, dove si richiede obbligatoriamente il documento di riconoscimento. Tutto ciò è solo una parte della relazione del Garante della Privacy e dell'intervista televisiva di un suo collaboratore.
Non è altrettanto uguale il contrario: Il cittadino non conosce cosa vi è dietro alle istituzioni coatte ospedaliere. Sulla base dell'immagine su descritta l'acqua gli appare torbida e può osservare solo in superficie. Ne consegue che per vedere cosa c'è nel fondale dovrà agitare l'acqua affinchè, per il fenomeno di turbolenza idrodinamico, tra caos e ordine, si formino vortici che sollevano il materiale dal fondo verso la superficie, ad esempio, melma, pezzi di corpi umani e...carogne. Per merito dei mezzi d'informazione (stampa e televisione) chiunque, oggi, sa che è' bastato agitare un poco l'acqua per vedere salire subito una gran melma, ricca di elementi suddetti -tipico di un mare che ne è pieno. Ora, riferirsi a chi vi naviga in termini di pirati restringe il raggio dell'orizzonte. Infatti, i pirati sono un pugno di uomini o, al massimo, un piccolo reggimento...che cosa accadrà quando si agiterà ancora per osservare qualche metro in più? Si potrà parlare ancora di un pugno di pirati? O sarà un vero imponente esercito mercenario?..! Chi ricorda il ministro della sanità di diversi anni fa, De Lorenzo, che già lamentava in televisione la sua impotenza nell'intervenire efficacemente per un suo stretto parente colpito da malasanità ospedaliera? Insomma, dichiarava che pur essendo ministro non poteva fare praticamente nulla.
Osservando il fondo nel muro di gomma

lunedì 3 settembre 2007

Il senso della realtà

In un precedente post abbiamo riportato l'usanza dell'ospedale gemelli a far fare da campioni in diretta i propri pazienti per le lezioni nelle aule universitarie.
Oggi sembra che i cardiologi abbiano provveduto a questo facendosi loro stessi campioni almeno nei grandi congressi internazionali. Così è accaduto che in un congresso internazionale (settembre 2007) di esperti cardiologi uno di loro si è fatto venire un infarto facendo da campione in diretta. Condotto in ospedale ha chiuso definitivamente l'"esempio didattico". A parte la macabra ironia della sorte chiudiamo qui la vicenda per evitare di speculare sulle disgrazie altrui come fa la categoria suddetta.
Oggi il cuore è annoverato tra gli organi più complessi del corpo assieme al cervello e gli intestini. Tutto ciò grazie agli studi di fisico-matematici che, in base alle descrizioni anatomiche fornite dalla medicina, ma anche degli artisti anatomisti hanno realizzato modelli di complesse equazioni di ultima generazione che descrivono anche semplici dinamiche cardiache ma con il risultato di innumerevoli comportamenti difficili da prevedere. Il cuore rimane quindi un magnifico sistema complesso completamente incomprensibile per chiunque lo voglia approcciare sopratutto in analogia con sistemi meccanici. Tutto ciò fin dai primordi delle ricerche fisiologiche quali, ad esempio di Galeno, il medico dell'antica Roma che curava i gladiatori. Non a caso Galeno aveva talento per quella teoria che oggi chiamiamo "teoria dei giochi" in cibernetica. Se Galeno avesse esteso la "cibernetica" allo studio della fisiologia cardiaca, che aveva a cuore, non sarebbe incorso nel suo famoso banale errore sull'interazione dei ventricoli cardiaci al passaggio del sangue: errore dovuto alla sua attitudine a sperimentare sugli animali. Insomma, se Galeno al posto della vivisezione avesse applicato la cibernetica non sarebbe caduto in errori grotteschi sulla dinamica cardiaca e avrebbe anticipato Aristotile (non il famoso logico) che non facendo uso di vivisezione scopri il sistema binario alternato e temporizzato dato da particolari sistemi tipo valvole così come lo conosciamo oggi.
Da tutto ciò, parlando di prevenzione si può al massimo prevedere che in linea generale, sul grande ammontare di persone, perlopiù residenti nelle metropoli, colpite da infarti e ictus, tra le cause principali vi è lo stress e l'obesità.
Riguardo a quest'ultima si svela però una contraddizione tra categorie medico-specialistiche: I medici cardiologi accusano l'obesità essere tra le maggiori cause di infarti e ictus e avvertono categoricamente di mantenersi a dieta; dall'altra gli psichiatri -che, tra l'altro, negano a se stessi la realtà della disoccupazione come la causa principale di quella che chiamano "depressione" (e che minaccia l'armonia e l'integrità della famiglia)- negano -anche- la realtà di questo avvertimento continuando a somministrare cure farmacologiche che provocano obesità a chi obbligatoriamente gli è stato affidato in Trattamento Sanitario Obbligatorio (T.S.O.) ...Chiunque può verificare questo incontrando i malcapitati trattati per T.S.O. E' indubbio che gli psichiatri dovrebbero avere più il senso della realtà che quello di sognare sempre più soldi e carriera; e i cardiologi a pensare più alla loro salute che a sperimentare su uomini e animali perchè ne guadagnerebbero in coerenza.
La caritas psichiatrica al disoccupato

giovedì 30 agosto 2007

Un concetto per "malasanità"

Da dove origina il termine "malasanità"? E' questo un termine che dovrebbe essere senza dubbio di competenza di chi ha subito la sanità, per cui è un termine che rende rei tutti coloro che l'hanno fatta subire, medici in prima linea. Invece, per contro, il termine è stato monopolizzato dai medici stessi a cui spetta il diritto, assieme alla magistratura, di riferirlo a tutto ciò ch'è di loro competenza e ne spetta il primato su ciò che con esso (il termine) vi concerne. Insomma, chi ha subito la sanità deve comunque rendere conto alla categoria medica. In linea generale, trattando di malasanità, chi l'ha subita viene messo al posto del pubblico e, come tale, fare un intervento mentre il medico viene posto a presiedere (ad eccezione di un programma di RAI-3 dove sono posti allo stesso livello). Sarebbe senz'altro corretto nel caso si voglia trattare con la malasanità porre il medico in mezzo agli altri (pubblico) e far presiedere il già malcapitato negli ospedali. Se non fosse così non avremo mai una visione obiettiva di quel che accade negli ospedali. L'attuale ministro della sanità non avrà di chè preoccuparsi per quanto viene temuto, cioè sull'accusa di "retorica su malasanità per indebolire pubblico a favore privato..." perchè la malasanità è la misura della trasparenza degli ospedali. Gli ospedali sono stati concepiti in situazioni aberranti quali le pestilenze e nonostante non abbiano contribuito a debellarle ma, addirittura ad essere ricettacolo d'infezioni di vario genere, hanno continuato ad esistere anche dopo, -divenendo loro stessi aberranti- estendendo i loro "servizi" anche a malati non pestilenti, con le stesse regole di contenzione o panottico per i malati (ospedale pari ad un penitenziario). Nessun dirigente, primario, direttore o altro che sia accetta dei controllori esterni all'interno degli ospedali specialmente se quest'ultimi sono in qualità di volontari critici (anche semplici osservatori). Eppure l'inserimento di questi volontari, 24 ore su 24, rappresenterebbe almeno una sufficiente misura di trasparenza degli ospedali. La trasparenza rafforza la qualità degli ospedali pubblici, è garanzia dell'utente, ed è a tutti gli effetti l'ottimo fattore di concorrenza al privato. In effetti, il privato non accetterebbe mai "vigilantes" volontari sul proprio operato; viceversa ne ha di propri contro quelli che vogliono ficcare il naso nel loro operato...le cliniche o ospedali privati non sono "istituzioni aperte" ma "istituzioni chiuse" dove non fuoriescono errori per merito della competenza di veri medici ospedalieri, da cui non traspariscono errori, abusi, omissioni, manipolazioni di cartelle cliniche etc...mentre negli ospedali pubblici vi sono medici non altrettanto competenti ad occultare e a non farsene accorgere.

domenica 26 agosto 2007

Macellai vs Mammane...2-0

Ospedale S.Paolo di Milano (25-8-2007): in parto cesareo selettivo gemellare fanno abortire il sano e fanno nascere quello gravemente malformato.
E' ben conosciuto che quando un trattamento medico non ha successo i medici attribuiscono la colpa anche al paziente dichiarando che non ha collaborato.Così il
difensore dell'equipe medica del parto assurdo dell'ospedale S.Paolo di Milano pretende di dare la colpa ai gemellini che si sono spostati durante l'operazione del cesareo facendosi scambiare l'uno per l'altro (TG1 e TG2-RAI)...così piccoli già dispettosi nel giocare a nascondino..

Indovina chi viene
allattato?

venerdì 24 agosto 2007

L'occasione fa il medico più malandrino

Sperduto tra le pagine di un quotidiano (Il Messaggero) a ferragosto c.a. un micro-articolo pari ad un necrologio che riportava la violenza sessuale subita dalle pazienti di un ospedale psichiatrico italiano da parte del medico assieme ad alcuni suoi paramedici. Un microarticolo che fa eco ad un altrettanto articolo mignon di qualche mese fa (Repubblica, 13 Giugno 2007) che riportava la condanna per violenza sessuale di un bambino/a da parte di un medico italiano. Se consideriamo il pieno interesse dei media sulle violenze subite da donne (anche con problemi psichici) da parte dei carabinieri (riportate dai quotidiani più popolari di una decina di anni fa) e di quelle attuali da parte di religiosi possiamo domandarci il motivo di tanta poca "par condicio". Appare così che simili abusi non siano attesi da queste ultime due categorie mentre per quella medica non siano così eclatanti. In effetti, oggi, grazie ai mezzi d'informazione, per quella breccia che si è creata nel muro di gomma delle istituzioni coatto-ospedaliere, per quanto sia piccola, sappiamo di tutte le scorrettezze, anche letali, che avvengono a discapito dei pazienti...un abuso in più non desta più clamore...all'estero la cronaca dà un pò di spazio in più per abusi medici http://www.thelocal.se/6057/20070111/ ..la "Buona Sanità è l'ospedale che non c'è"...A ricordo di quel meccanico che rifiutò il trapianto di fegato per non essere trattato -scherzo del destino- come, anzi peggio, di una macchina con revisioni costanti e additivi che ti ingolfano la vita... A ricordo di quel signore che appena sperimentato tutto ciò che comportava poi un trapianto si è fatto a tutti i costi togliere la mano che gli era stata trapiantata...A ricordo di quella signora che ha preferito non farsi segare il piede in via di cancrena diabetica perchè la cura non è farsi tagliare a pezzi, passo dopo passo. A ricordo di tanti altri, compreso Welby, che hanno rifiutato una medicina che ti rende schiavo, ladro per procurarsi i medicinali che poi ti avveleneranno, drogato per dipendenza da questi farmaci.

sabato 18 agosto 2007

L'anziano nell'istituzione coatto-ospedaliera -ad esempio, il complesso ospedaliero S.Giovanni-Addolorata

http://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/cronaca/trapianto-epatite/trapianto-epatite/trapianto-epatite.html
In un precedente post abbiamo segnalato il sito che riporta le drammatiche e letali sofferenze subite in ospedale da una signora a cui il figlio ha dedicato un intero sito http://www.difriscoiolanda.it/.
Ma vi è stato anche chi, sempre per la stessa motivazione, ha organizzato una conferenza e tavola rotonda. Divideremo in due post la suddetta conferenza riportando la prima parte nel presente post.
Si è svolta presso l’Unione Vegetariana Animalista (U.V.A.), Via Quintilio Varo-Roma http://www.forumvegetarianoanimalista.it/ la conferenza su “l’anziano nell’istituzione coatto-ospedaliera -ad esempio, il complesso ospedaliero S.Giovanni-Addolorata". L’attenzione, delle decine di partecipanti, sempre più crescente nello svolgimento di una relazione-documento con contenuto in realtà così pesante e estremamente drammatico, ne ha fatto risultare un successo anche nel modo in cui è stata presentata.
Lo scopo della relazione-documento è quella di motivare un passaggio dal giuridico al prettamente civico con interventi culturali-popolari al fine che ognuno possa essere messo in condizione di rilevare i fatti che accadono all’anziano nell’istituzione coatto-ospedaliera, anche quelli che possono passare inosservati, per così raccontarli, tracciando un vero e proprio percorso e metterlo in confronto con altri. Tutto ciò è complementare all’attuale rilevamento focalizzato agli errori sanitari e la conseguente denuncia al Tribunale (facilitata dal Tribunale dei Diritti del malato) che, raccogliendo una grande mole di errori, omissioni ed abusi ha fatto rilevare l’inadeguatezza di fondo di simili strutture.
“E’ grave”. “Molto grave”. “Gravissimo”. “Prognosi infausta” (?). Con questa dichiarazione-sentenza, il medico ospedaliero, che in pratica, sta a dire “Perché l’hanno portato in ospedale?”, prende le opportune distanze dal “caso” e, comunque, ci si para dietro. Eppure, ciò in aperta contraddizione con le ricerche mediche che promettono soluzioni a tutto e per tutti. Perfino il recupero della memoria degli anziani attuato grazie d un qualche “bio-ingranaggio”, ad esempio, ieri chiamato fattore di sviluppo; intanto gli anziani più fortunati che godono della possibilità di attirare l’attenzione su di essi e riescono a continuare a dare un impegno alla loro vita arrivano ben lucidi e di mente-corpo vivaci oltre i limiti di età assegnati alla specie umana. Tutti gli altri sembrano avere ricevuto un “puntuale assemblaggio” per i morbi che intaccano il sistema mnemonico e di coordinazione motoria. [” (Relazione -Unione vegetariana Animalista-2005).
A 25 anni dalla dichiarazione dei diritti del malato negli ospedali non è praticamente cambiato nulla, solo il fatto, e non è poco, che si è facilitato ed incoraggiato ad esporre denunce mostrando pubblicamente le centinaia di migliaia di errori, omissioni, abusi, che hanno provocato spesso anche la morte dei degenti –da ora li chiameremo malcapitati- e, per quelli in cui si è avuta la fortuna di rilevarli, dei veri e propri omicidi volontari.
Il fatto che in tutti questi anni il gran numero anche di gravi errori sia immutato, suggerisce che non si tratta di questioni di…buona sanità ma della necessità di mantenere strutture che avrebbero dovuto essere smantellate subito dopo la pestilenza degli inizi del primo millennio. E’ indubbio che fin dalle loro origini l’idea degli ospedali nasce dalla “forma mentis” carceraria…Già Erofilo ed Erasistrato (intorno al 3° secolo a.C.) potevano disporre dei carcerati che passavano dal carcere al loro laboratorio per essere sezionati vivi -vivisezione. Non è, quindi, questione di estirpare solo qualche frutto marcio cercando di curare l’albero (curare l’ospedale), perché la gran mole di mele marce tradisce il ciclo proficuo di chi vi ci specula proponendo rimedi che danno ancora più stabilità al ciclo di errori (sintomi)-profitto (rimedi), mantenendo e rinforzando l’intera struttura.
Per motivi di spazio non possiamo riportare tutti i diritti del malato, pertanto ci limitiamo a quelli che sono più pertinenti al documento-relazione.
- Il diritto dei malati anziani ad essere assistiti anche dai propri parenti, ai quali deve essere riconosciuto il diritto di accedere negli edifici ospedalieri e nelle corsie senza limitazioni di orario, ma anche il diritto, nel rispetto di indispensabili norme disciplinari e igieniche a soccorrere con continuità i degenti anziani.
- Il diritto del malato anziano alla parità e alla eguaglianza del trattamento assistenziale e quindi i conseguenti diritti dell’anziano: Alla conservazione del posto-letto; Ad ottenere dal personale ospedaliero, soprattutto quando manca l’assistenza dei parenti, di essere aiutato, non in forza di una buona mera volontà, ma anche da precise norme di legge e di regolamento, nell’attuazione di attività vitali per le quali sia venuta meno un’autonomia della persona, come il mangiare, le funzioni fisiologiche indispensabili, il provvedere alla pulizia personale, il tenere con ordine e dignità il proprio posto-letto; Ad essere dotato di una sedia a rotelle, se immobilizzato, che gli consenta una libera mobilità all’interno delle strutture ospedaliere…e all’eliminazione delle barriere architettoniche.
- Il diritto del malato anziano a non essere ricoverato in ospedale su richiesta dei parenti quanto ciò non sia necessario, o sia fatto al solo scopo di procurare un’assistenza normalmente dovuta a persone in tarda età, impegnando le forze politiche, il Governo, il Parlamento, la regione, a prendere gli opportuni provvedimenti, anche finanziari in modo che sia garantito a tutti i cittadini, mediante la costituzione di appositi servizi sociali, il diritto ad una vita che non sia mera sopravvivenza.
- Il diritto di ogni morente a poter vivere con dignità la morte, evitando nei confronti suoi e di parenti e amici ogni forma di violazione di questa dignità anche tramite la possibilità, se venga fatta richiesta, di spazi appositi ove stare con loro.
- Il diritto del malato a non essere oggetto passivo di sperimentazioni per nessun motivo. Quando ciò sia richiesto dall’interesse collettivo (vaccini, terapie particolari, eccetera) devono essere portate precedentemente a conoscenza e al dibattito della collettività che dovrà avere dettagliata informazione per tutto quanto attiene ai vantaggi progettati, ai rischi previsti o possibili, eccetera. In ogni caso il malato o i suoi parenti hanno il diritto di concedere o negare il consenso, di ritirarlo quand’anche già concesso, di essere edotti dagli sviluppi della sperimentazione. Per tutto ciò potranno farsi assistere nella conoscenza e nella decisione da persone di loro fiducia. La sperimentazione dovrà in ogni caso svolgersi sotto la vigilanza di una commissione composta da sanitari e semplici cittadini tra cui anche rappresentanti del Centro per i diritti del malato.
Abbiamo preso in considerazione il presente documento perché oltre ad essere il più recente riporta un lavoro realizzato in condizioni particolari, quali, ad esempio i seguenti fatti: Il malcapitato è stato seguito sempre, 24 ore su 24, giorno e notte per un mese e mezzo; In tutto questo tempo ha dimostrato di resistere ai non pochi forti stress da ospedale nonostante il verdetto di Prognosi Infausta, su cui i medici non scommettevano più di uno o due giorni di vita, e che per questo, avevano pensato di disporre di una qualsiasi stanza piuttosto che un posto di prognosi riservata (allora…riservato a chi?)…; Inoltre, che il malcapitato sia passato per più posti-letto, e da un ospedale ad un altro (ben sette volte!); Infine che ha subito molteplici errori, incuria, omissioni, e a al parente che vi è stato accanto fatti passare non pochi inconvenienti.