Nei precedenti post abbiamo approfondito la
questione sulla morte cerebrale inventata per opportunità di ricerca
–vivisettoria-e trapianti d’organi, ora daremo uno dei non pochi esempi di come
il coma diagnosticato profondo o irreversibile non sia morte. L’esempio è quello riferito a don Vittorio
Mazzuchelli, sacerdote dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote, il quale aveva
già espresso il desiderio di visitare Lourdes prima del grave incidente che lo
investì il 16 gennaio 2006. L’incidente
automobilistico (contro un camion-TIR venutogli addosso) gli causò un coma
profondo – morte cerebrale-, di livello tale che i medici, dell’ospedale di
Rifredi, a Firenze, lo avevano dato per spacciato; perfino i liquidi del suo
corpo si erano trasformati in sali. Dopo
una lunga e angosciante attesa di amici e parenti durata un mese il sacerdote,
dato già per morto fin dall’inizio dai medici, si risveglia inaspettatamente
pur con limiti neurologici. Alla fine
per don Mazzuchelli ci fu solo il limite di una frattura multipla e frantumata
del ginocchio che lo vincolava su una sedia a rotelle con forte sofferenza e
dolori, poi alleviati e risolti con la visita a Lourdes. Di tutt’altra sorte la vicenda del
cappuccino Giacomo Filon, del convento di Udine e seguace di Francesco d’Assisi
e oggi molto venerato a Lourdes: il funerale del cappuccino fu il 23 luglio
1948 e la cui causa di beatificazione iniziò nel 1984, al culmine della sua
vicenda tenuta nascosta. Al cappuccino
Filon fu diagnosticata una encefalite letargica e gli fu negato il viaggio a
Lourdes per la sua salute fragile. Filon
non si dette per vinto e riuscì ad avere il consenso dall’Unitalsi
udinese. Il viaggio a Lourdes fu il 21
luglio 1948 e dopo ben 35 ore di viaggio in treno alle 16, arrivato a Lourdes
sembrò non aver accusato nulla di quanto previsto da medici e religiosi tanto
che chiese subito di andare alla grotta, ma per i medici era sconsigliato e i
religiosi, ripetendo a pappagallo – tenendo più conto dell’opinione medica che
della fede del francescano- non
indugiarono nel deviarlo all’ospedale Asile.
Giunto all’ospedale fu visitato e il medico non trovò nulla di preoccupante
tanto che riusciva a cantare il Magnificat.
Ma in ospedale si aggravò tanto da arrivare all’estrema unzione e a alle
23 era già cadavere. Ciò viene
giustificato con il mancato incontro alla grotta, nell’affrettare i tempi della
morte. Un fatto strano è che la notizia
non fu diffusa più di tanto: G.Filon fu seppellito in un angolo del cimitero
dei pellegrini sotto una mera sigla, quale S35.
E’ solo grazie ad una vedova coraggiosa che il cappuccino riacquisì il
suo nome assieme alla vicenda che si voleva entrambi tenere nascosti.
Vicende queste che vedono chi beneficiato della grazia di trovare
persone rispettose del suo volere fino a non abboccare alla falsa diagnosi di
morte da coma irreversibile – o cerebrale o altra invenzione di morte che sia –
e continuando a vivere senza così ritrovarsi cadavere all’obitorio, magari
smontato a pezzi per didattica studentesca o ricerche vivisettorie oppure per
trapianti e fatto passare per benefattore…del potere medico stesso. E, dall’altra, chi si è visto negare la sua
volontà e della grazia, deviato in disgrazia ospedaliera. Stessa sorte, come già discusso nei
precedenti post, per la veggente di Fatima, Giacinta, la quale fu ricoverata
contro la sua volontà e fatta cavia in ospedale, per i medici l’operazione fu
un successo, e dopo nove giorni di agonia tra atroci sofferenze per le
medicazioni morì. Perseguitata più
volte dai medici ospedalieri fu anche Bernadette, dove anche rinchiusa in
clausura si vide le suore aprire alla ripetuta visita di commissioni mediche
ospedaliere per indagare sulla sua salute mentale, di visionaria. La veggente poi morì tra umiliazioni a soli
trentasette anni. Ricordiamo anche
Letizia Cirolli, diagnosticata con tumore terminale con breve attesa di vita,
della quale fu rispettata dai genitori la sua volontà di rifiutare il tentativo
di “cura” con ricovero agli squallidi ospedali. Cirolli ebbe una grave crisi
dopo la visita a Lourdes ma continuò a rigettare l’internamento all’infame
ospedale e guarì completamente subito dopo; quasi premiata nel riscattare la
negata volontà della suddetta veggente di Fatima.
Più che beatificare tali martiri occorrerebbe premiare gente come la
suddetta coraggiosa vedova così chi non
cadde nell’inganno della diagnosi di morte da coma cosiddetto irreversibile, ed
anche madre coraggio, Cirolli, che rispettò il volere della figlia e ne fu già
premiata.