A Giugno si è svolto al Senato un convegno sulla resistenza e sulla liberazione. Alle porte dei settantanni dalla liberazione si è voluto mantenere la memoria, per non obliare gli orrori. Non ci è stato consentito poter partecipare al convegno, ma anche qui vorremmo aggiungere qualcosa su quanto detto e/o non detto dai relatori.
“Su 90.000 medici in servizio in Germania circa 350 hanno commesso crimini medici mentre gli altri non hanno differito da quelli di altre nazioni”.
Abbiamo già scritto sulle cavie umane e recentemente diversi post sono stati dedicati alla legge 578/93 approvata dal Parlamento ed in via di conferma al Senato che dà via libera nel disporre di cavie umane da vivisezionare e/o espiantargli gli organi per trapianti. In questi post abbiamo tracciato un profilo tra suddetta legge e la medicina nazista, che considerava una morte cerebrale che consentiva di far cessare tutte le altre le altre sane funzioni fisiologiche – praticamente era eutanasia o pena di morte al pari della morte cerebrale per coma detto irreversibile -. In generale ci si chiede la differenza tra la medicina nazista e tutte le altre. Infatti, mentre in Germania si consumavano i crimini medici non da meno avveniva nelle altre nazioni e paradossalmente ciò è emerso proprio nei luoghi di pena --abbiamo spesso abbinato la similitudine tra prigioni e ospedali — costituendosi più trasparenti degli ospedali, probabilmente si riteneva normale e non aberrante il fatto di avvalersi del carcerato per fargli espiare la colpa con ciò che ritenevano un “progresso” per la ricerca medica. Ad esempio, dal 1942 al 1945, n U.S.A. furono fatti cavie dodici condannati a morte per esperimenti sul hascisc. Più precisamente, a New York, il comitato di lotta contro la droga presieduto dal sindaco di questa città sperimentava l’effetto dell Hascisc su 72 detenuti U.S.A.
Così proseguendo, nel 1945, congedato il nazismo – in via del processo di Norimberga -- già nella rivista Life (4-6-1945) si leggeva che in 3 tipi di istituti penali U.S.A. si servivano di prigionieri per farne cavie in medicina. Precisamente, nella Prigione Federale di Atlanta e dell’Illinois, così anche per gli istituti di correzione del New Jersey: 800 prigionieri “offerti” volontari cavie per inoculazione dei germi della malaria senza ricavarne vantaggi ne riduzione della pena. Ogni prigioniero, nell’Illinois, firmava a responsabilità propria dei rischi facendo svincolare da tali responsabilità l’Università di Chicago e facendo presente di non aver avuto nessuna costrizione, mentre nelle prigioni federali vi erano compensi (ad esempio consistevano in 100-150 dollari, cioè 50 prima del trattamento e cento un anno dopo – quindi se riusciva a sopravvivere-): “E sconosciuto il loro grado di tossicità, tuttavia non utilizzeremo alcun farmaco che abbia rivelato una seria tossicità in sede di sperimentazione su animali”.
In Turchia fu fatta ricerca vivisettoria sul tifo contagiando con bacilli di tifo i condannati a morte. Ora possiamo pensare il motivo per cui la pena di morte trovasse difficoltà ad essere abolita anche in paesi democratici e dichiaratisi civilmente morali. Il carcerato Keanu, condannato a morte nelle Hawai, scelse di fare da cavia facendosi contagiare la lebbra per non essere ucciso… Morì di lebbra. Sempre negli U.S.A. Goldberger promise ai detenuti la libertà in cambio di far da cavie per inoculazione della pellagra. A Manila fu permesso all’Americano Strong di contagiare 900 condannati a morte di bacilli della peste per fare da cavie; risulterebbe che non fecero morti ma erano pur sempre bacilli vivi e comunque le 900 cavie umane contrassero la peste . Sempre a Manila, l’Istituto di Worcester sperimentava nuovi farmaci su detenuti nelle prigioni di Bilibid. Alcuni scienziati U.S.A. eseguirono diversi esperimenti su indigeni delle isole del Pacifico e sui Coolies, sui quali il dottor Reed sperimentò la febbre gialla; si conta un morto cavia della sperimentazione del dottor Strong del beri-beri nelle Filippine – malattia non presente in quella nazione. Inghilterra e Francia usavano negri come cavie per esperimenti sul sonno. La Francia autorizzò anche ricerche vivisettorie su esseri umani consistenti nel contagiarli della sifilide e gonorrea. Tra i medici carnefici troviamo nomi di prestigio quale Adler, premiato dalla Società Reale dì igiene e malattie tropicali, il quale ha infettato con il Kala-Azar cinque persone ammalate di cancro ed in seguito morte. Cavie umane vi furono anche tramite Heimann, Heibrunn, Gungann i quali somministrarono penicillina per via intracerebrale a tre paralitici morti in seguito al trattamento. Ancora, negli U.S.A. Vie e Stocks hanno inoculato l’epatite virale in 250 persone per studiare l’acqua come veicolo del virus. Esperimenti anche su cavie umane in Messico da Otero, in Indocina dal direttore dell’Istituto Pastesur Yersin, in Algeri da Sergent, in Turchia da Hamadi ed in Polonia da Sparrow e quasi tutti da individui incolti. Molto probabilmente ora sappiamo che quando ai ricoverati in ospedale si chiede il titolo di studio uno dei motivi può essere questo. Infine, furono inoculati di streptococchi 25 detenuti U.S.A. In quest’ultimo esperimento le cavie umane furono giustificate dal fatto che in molti paesi lo si era sperimentato così in reparti pediatrici perché non era possibile sperimentare sugli animali. Il basare la vivisezione come una sorta di garanzia per poter sperimentare sugli umani era considerato entro dei limiti. Sperimentare sugli umani non era reato a queste condizioni: se con il consenso della cavia umana; se era necessario ed irrealizzabile in altro modo; se preceduto da vivisezione animale e studio approfondito della malattia; se scevro da sofferenza fisica e morale non necessaria; se vi è qualche motivo di credere che comporti invalidità o morte; i rischi non devono superare il valore umanitario della soluzione ricercata; lo sperimentatore deve essere qualificato; la cavia umana deve poter interrompere volontariamente l’esperimento; il vivisettore deve essere pronto ad interrompere l’esperimento in caso di pericolo.
Questi limiti chiaramente sono ad arbitrio di chi decide la necessità,
la validità della vivisezione etc.. nonché decide anche per la cavia. Insomma, sono limiti fatti da chi è
qualificato in tali pratiche, cioè lo sperimentatore vivisettore, infatti non
vi sono limiti agli errori, ai danni e ai fallimenti della vivisezione. Dopo questa indagine sugli errori, abusi e
orrori sulle cavie umane per non ricavarne successo che nei limiti della
sperimentazione vivisettoria stessa .-durante il processo di Norimberga un
imputato fisiologo si giustificò dicendo che: “Noi fisiologi abbiamo sempre
condotto i nostri esperimenti sugli animali..ed i risultati sono sempre stati
soddisfacenti”- E’ chiaro che i successi
sono laddove si può manipolare come si vuole la cavia e, oltre tutto, a
simulare grosso modo una malattia che non corrisponde ai tempi e allo sviluppo
della stessa in natura. La ricerca
sui fallimenti, danni ed errori delle pratiche vivisettorie oltre a quelle
naziste, denunciate nel processo di Norimberga contro le altre nazioni, continuò e continua tuttora amplificando il
numero dei fallimenti e danni vivisettori fino a confermare l’inutilità e
dannosità della pratica vivisettoria, ma
l’enorme numero di fallimenti e danni vivisettori non è incluso nei limiti
della sperimentazione vivisettoria per farla cessare e così contribuire verso
altri metodi, questo progresso è finora bloccato o almeno limitato dalla ricerca
vivisettoria: anche il nazismo ha avuto dei limiti, invece la vivisezione
continua, non ha limiti è fuori etica, l’unico suo scopo è facilitare il consenso a passare a cavie umane con conseguente
fallimento.