sabato 9 agosto 2014

La Psicanalisi Nuda alle Videocamere. Dalla Mitobiografia alla video-profilassi-DNA.



La suora paramedico ospedaliera: Interpretazione del sogno

La sicurezza si fa pagare... le tasse


    Rileggendo un vecchio articolo di una nota psicanalista junghiana si legge sulla mitobiografia di Ernst Bernhard – fondatore della scuola di psicologia analitica,
 e di un suo sogno, ma in particolare emerge L’esprit, cet inconnu, di J.Charon.  Protagonisti principale di quest’opera sono gli elettroni, visti con proprietà di intelligenza universale presente dall’inizio della creazione.  Elettroni che interagiscono, sembrano muoversi in un frenetica danza e dialogare fra loro; sono una enorme biblioteca a disposizione di chi sa ascoltarli, leggerli.  Quindi, una sorta di archivio dove tutto è registrato di ogni individuo fin dal suo minimo gesto. E' qui che sorge la perplessità dello psicanalista, che scrive: “certo può darmi fastidio l’idea che ogni elettrone del mio corpo registri per tutta l’eternità tutti i miei pensieri e sentimenti….” .     Si può comprendere tale perplessità alleggerirsi di fronte ad un elemento che non giudica e che accumula informazione di per sé ma ciò ribalta in inquietudine se vi fosse un apparecchio di lettura del contenuto degli elettroni e, all’epoca dello scritto della psicanalista non vi erano seminate videocamere e satellite vagante accumulante informazioni per potenze di dieci.  Anche le ricerche sul contenuto del DNA non erano così inasprite da creare una banca dati biologici per ogni individuo sulla Terra come attualmente.    L’elettricità deriva da elettrone, cioè particelle in movimento,  che attivano un apparecchio quale il computer, che immagazzina dati di vertiginoso numero assieme ad altrettanta velocità.  Quindi oggi è possibile, ed è gia iniziato da qualche decennio,  quanto ipotizzato da Charon e temuto dai non pochi studiosi e scrittori – fin dall’inizio del ‘900 (da Orwell, Foucault, Illich, Feyerabend, Huxley, Ortega y gasset etc.. -- su tale abuso sull’umanità sotto l’inganno di false promesse di sconfitta delle innumerevoli malattie incurabili.  Nella peggiore dittatura vi è sempre l’esigenza di rendere ogni cittadino trasparente anche di fronte alle istituzioni, ospedali, scuole, carceri etc. che diventano sempre più coatte e torbide.   Si espone così il cittadino a chiunque, con un minimo di autorità, conoscenze altolocate e di qualifica volta a entrare nei suoi “file” attraverso codice internet ed in pochissimi secondi avere  tutto il suo quadro proveniente da ogni ambito abbia avuto a che fare, direttamente o indirettamente: dal Ministero della Pubblica Istruzione per il suo profilo scolastico fino all’Università; dal Ministero della Sanità per il suo profilo psicologico e di malattie già avuto e quelle ipotizzabili da lettura del DNA, personale o dei suoi parenti: dal Ministero dell’Interno, per il suo profilo sulla condotta; e da tutti gli altri Ministeri nonché da banche, agenzie assicurative, condominio e immobiliari etc.    Un caleidoscopio anche di “talloni d’Achille” a disposizione anche delle finalità più immorali.  Si pensi ad esempio ad una bio-valutazione per assicurazioni se non per scelta di trapianto d’organi: un rene, fegato, cuore etc. valutati anche da DNA in funzione pari ad un vino D.O.C..   L’umanità alla stregua di bestie da zootecnia. Tutto questo trova il fulcro negli ospedali.
  Intervista a   I.G.:
H.C.: Lei ha fatto indagini su come si viene oggi ad essere monitorati; perché la gente permette questo? Non è una risoluzione per la “sicurezza” da ragazzini di quinta elementare o prima media se non demenziale?
I.G.: Non ho fatto indagini, ho solo dedotto cosa accadeva attorno a me in base a quanto oggi scrivono Rodotà e Paissan.   Anche questi autori non hanno scritto quanto la gente non sia infastidita da videocamere che, oltre tutto, li registra. 
H.C.: Ma, chiunque potrebbe infastidirsi se venisse registrato, magari in un momento di gesto spontaneo, dislocato  dal suo stato vigile o in un atteggiamento intimo etc…
I.G.:  La videocamera è vista come un oggetto, passivo. Se dovessimo farla “incarnare”, imitando  una videocamera e stare lì fermi a osservare, anche senza registrare, la gente sarebbe moltissimo infastidita della nostra presenza fisica, dell’osservatore; così anche la sicurezza verrebbe allarmata, nonostante il ruolo passivo dell’osservatore che, tuttavia potrebbe rendere consapevoli del ruolo delle videocamere e di chi vi è dietro.      Più difficile è il rendere consapevoli, di qualcosa di più grave, quale di cosa significhi leggere il profilo su DNA, che fa sorridere alla suddetta perplessità della psicanalista sull’elettrone.
   Insomma, in uno stato dittatoriale vige il senso unico dell’obbligo di trasparenza del cittadino al quale poco o nulla, a sua volta, gli traspare delle istituzioni.