La suora paramedico ospedaliera: Interpretazione del sogno
La sicurezza si fa pagare... le tasse
Rileggendo un vecchio articolo di
una nota psicanalista junghiana si legge sulla mitobiografia di Ernst Bernhard
– fondatore della scuola di psicologia analitica,
e di un suo sogno, ma in
particolare emerge L’esprit, cet inconnu, di J.Charon. Protagonisti principale di quest’opera sono
gli elettroni, visti con proprietà di intelligenza universale presente
dall’inizio della creazione. Elettroni
che interagiscono, sembrano muoversi in un frenetica danza e dialogare fra
loro; sono una enorme biblioteca a disposizione di chi sa ascoltarli,
leggerli. Quindi, una sorta di archivio
dove tutto è registrato di ogni individuo fin dal suo minimo gesto. E' qui che
sorge la perplessità dello psicanalista, che scrive: “certo può darmi fastidio
l’idea che ogni elettrone del mio corpo registri per tutta l’eternità tutti i
miei pensieri e sentimenti….” . Si
può comprendere tale perplessità alleggerirsi di fronte ad un elemento che non
giudica e che accumula informazione di per sé ma ciò ribalta in inquietudine se
vi fosse un apparecchio di lettura del contenuto degli elettroni e, all’epoca
dello scritto della psicanalista non vi erano seminate videocamere e satellite
vagante accumulante informazioni per potenze di dieci. Anche le ricerche sul contenuto del DNA non
erano così inasprite da creare una banca dati biologici per ogni individuo
sulla Terra come attualmente.
L’elettricità deriva da elettrone, cioè particelle in movimento, che attivano un apparecchio quale il computer,
che immagazzina dati di vertiginoso numero assieme ad altrettanta velocità. Quindi oggi è possibile, ed è gia iniziato da
qualche decennio, quanto ipotizzato da
Charon e temuto dai non pochi studiosi e scrittori – fin dall’inizio del ‘900
(da Orwell, Foucault, Illich, Feyerabend, Huxley, Ortega y gasset etc.. -- su
tale abuso sull’umanità sotto l’inganno di false promesse di sconfitta delle
innumerevoli malattie incurabili. Nella
peggiore dittatura vi è sempre l’esigenza di rendere ogni cittadino trasparente
anche di fronte alle istituzioni, ospedali, scuole, carceri etc. che diventano sempre
più coatte e torbide. Si espone così il
cittadino a chiunque, con un minimo di autorità, conoscenze altolocate e di qualifica
volta a entrare nei suoi “file” attraverso codice internet ed in pochissimi
secondi avere tutto il suo quadro
proveniente da ogni ambito abbia avuto a che fare, direttamente o
indirettamente: dal Ministero della Pubblica Istruzione per il suo profilo
scolastico fino all’Università; dal Ministero della Sanità per il suo profilo
psicologico e di malattie già avuto e quelle ipotizzabili da lettura del DNA,
personale o dei suoi parenti: dal Ministero dell’Interno, per il suo profilo
sulla condotta; e da tutti gli altri Ministeri nonché da banche, agenzie
assicurative, condominio e immobiliari etc.
Un caleidoscopio anche di
“talloni d’Achille” a disposizione anche delle finalità più immorali. Si pensi ad esempio ad una bio-valutazione
per assicurazioni se non per scelta di trapianto d’organi: un rene, fegato,
cuore etc. valutati anche da DNA in funzione pari ad un vino D.O.C.. L’umanità alla stregua di bestie da zootecnia.
Tutto questo trova il fulcro negli ospedali.
Intervista a I.G.:
H.C.: Lei ha fatto indagini su come si viene oggi ad essere monitorati;
perché la gente permette questo? Non è una risoluzione per la “sicurezza” da
ragazzini di quinta elementare o prima media se non demenziale?
I.G.: Non ho fatto indagini, ho solo dedotto cosa accadeva attorno a me
in base a quanto oggi scrivono Rodotà e Paissan. Anche questi autori non hanno scritto quanto
la gente non sia infastidita da videocamere che, oltre tutto, li registra.
H.C.: Ma, chiunque potrebbe infastidirsi se venisse registrato, magari in
un momento di gesto spontaneo, dislocato
dal suo stato vigile o in un atteggiamento intimo etc…
I.G.: La videocamera è vista come
un oggetto, passivo. Se dovessimo farla “incarnare”, imitando una videocamera e stare lì fermi a osservare,
anche senza registrare, la gente sarebbe moltissimo infastidita della nostra presenza
fisica, dell’osservatore; così anche la sicurezza verrebbe allarmata,
nonostante il ruolo passivo dell’osservatore che, tuttavia potrebbe rendere
consapevoli del ruolo delle videocamere e di chi vi è dietro. Più difficile è il rendere consapevoli,
di qualcosa di più grave, quale di cosa significhi leggere il profilo su DNA,
che fa sorridere alla suddetta perplessità della psicanalista sull’elettrone.
Insomma, in uno stato
dittatoriale vige il senso unico dell’obbligo di trasparenza del cittadino al
quale poco o nulla, a sua volta, gli traspare delle istituzioni.