giovedì 16 febbraio 2012

Sanremo, SanPaolo, Nietzsche Antichrist Super-rock



Sanremo, Festival della canzone Italiana: dal blog di Grillo si legge che Celentano dona il suo incasso alla costruzione di ospedali; in prima serata il conduttore attacca la rivista paolina "Famiglia Cristiana". La televisione è spettacolo e questa volta la sceneggiatura sanremese ha lievi sfumature nietzschiane de "l'anticristo", che, in modo piuttosto aneddotico, contrappone il pensiero di S.Paolo con la scienza in generale e con la filologia e, sopratutto, la medicina in particolare: "esser medico qui, qui essere inesorabile, qui affondandone il coltello..."; "Rendere malati è la vera intenzione recondita dell'intero sistema di procedura di salvezza della Chiesa..".-Nietzsche-. O la Fede o l'ospedale; ciò ricorda la veggente di Fatima Giacinta - Contagiata della "febbre spagnola" che comportò come complicazione la polmonite- che, sia nel tenere fede a ciò di cui credeva e sia nell'aver giusto terrore delle squallide strutture ospedaliere, non voleva il ricovero ospedaliero, ma che poi ne fu costretta per pressioni del medico ospedaliero sulla madre: morì tra le forti sofferenze delle medicazioni post operatorie dieci giorni dopo l'operazione.

Così, dal rendere malati, all'invenzione delle malattie ,e di quelle delle "variegate morti", che sono attualmente sempre più in crescita. Dopo un breve periodo di tentativo di distacco dalle pratiche religiose magico tribali a partire da Ippocrate, la medicina le riaccosta e vi si immerge più o meno esplicitamente. Anche medici stimati dai loro colleghi, come A.Pazzini, rilevano suddetta tendenza. Tra le pratiche mediche più esplicite su tale questione vi è quella dei trapianti. L'accostamento è quello del particolare rito tribale di apertura del torace e di estrazione del cuore, ancora pulsante. Nel primo video di questo post la questione diviene ancor più fenomenale nella testimonianza della signora che subendo un trapianto ne acquisiva tratti personali del suo (organo) originario proprietario. Ciò, in un certo senso, ricorda la credenza di quelle tribù che vincitrici sui loro nemici ne mangiavano sopratutto il cuore per acquisire la loro forza i loro segreti. Sempre nel video, i medici favorevoli ai trapianti non fanno altro che negare o ignorare i referti dei loro colleghi sugli avvenuti risvegli dai coma, già creduti irreversibili e, dall'altra, negano il non fidarsi dei loro colleghi quando li si accusa che seppur pretendono una donazione di organi sono loro stessi i primi a non aderire ufficialmente alla loro propria donazione non solo di organi ma anche di sangue. Talmente abituati alla leadership che scalzano i conduttori e tentano di annullare la controparte decidendo loro quello che è nel tema della serata e quello da scartare. Gli incidenti stradali gravi sono -temporaneamente- in sensibile diminuzione e vi è così meno offerta di organi, spuntano così i prelievi d'organi da soggetti sani attraverso pressione sui parenti e fratelli dei dializzati, cosicché i medici si auto-criticano sulla obsoleta pratica della dialisi favorendo il trapianto operato sui sani. E' una medicina che vede il successo danneggiando il sano per ottenere due "mezzi sani" che dovranno attenersi poi alle iterate visite di controllo e, comunque all'assunzione di potenti , tossici, farmaci anti-rigetto. Sempre nel suddetto video i medici dichiarano che abbiamo due reni di cui uno è fatto passare come di "scorta" e può così essere ceduto per trapianti...(??!) Cosicché dobbiamo pensare che anche un polmone è di scorta o comunque non così indispensabile. Il carico dell'intera funzione fisiologica delegato ai reni avviene sul rene rimasto e ,con molta probabilità, a lungo andare i medici si ritroveranno non con una ma due domande di intervento -il doppio- alla loro professione offerta.

Indipendentemente dai riti tribali e la medicina, di cui si occuparono, allo stesso modo del Pazzini, non pochi storici della medicina, volendo considerare in particolare la questione sulla morte da parte degli stessi medici non si può non considerare E.Bozzano -che, tra l'altro era capo d'ospedale nonché sanitario locale- il quale scrisse libri sulla morte, sulle comunicazioni di frontiera (tra vita e morte) e sulle profezie. Ritornando ora sull'anticristo, vi fu, infatti, nel cinquecento chi fece profezie anche fino ai nostri giorni e di cui gran parte di queste si avverarono. Egli, tra l'altro, profetizzò l'anticristo nascere nel 1967, mentre altri suoi "colleghi" lo vedevano nascere nel 1968 (tratto anche dalla data dell'atomica su Hiroshima). Ora vogliamo impostare la questione sugli stessi riferimenti medici ma nel concreto della biografia e della cronologia e sincronicità degli eventi. Nel 1967, vi furono eventi importanti eventi tra i quali: la guerra dei sei giorni; la prima esplosione test-nucleare in Cina; Paolo VI si reca a Fatima per il 50° dell'apparizione. Ma, proprio al confine tra il 1967 e il 1968 si operarono a susseguirsi i primi due trapianti di cuore. Il primo il 3 Dicembre 1967, ed il secondo il 2 Gennaio 1968. Il primo fu realizzato da incidente stradale subito da una ragazza di 25 anni, a cui fu prelevato il cuore nello stesso giorno dell'incidente non appena entrata in coma -i giornali la davano già per morta-. Il ricevente era un signore di religione ebraica che mori tra forti sofferenze per una polmonite indotta da farmaci immuno soppressivi dopo poco più di una decina di giorni dall'operazione. Il secondo fu un ragazzo mulatto forte e sano fisiologicamente che poté resistere alla tossicità dei farmaci anti rigetto per più di un anno prima di soccombere. Sempre tra il 1967 e il 1968 poco prima del primo trapianto e poco dopo il secondo avvengono due grandi disastri: il primo accadde il 26 Novembre del 1967, a Lisbona un'alluvione causa lo straripamento del Tago allagando la città -probabilmente anche l'ospedale dove fu costretta al ricovero, contro la sua volontà, Giacinta di Fatima- e causando oltre 400 morti e 500 dispersi. Il secondo disastro fu quello che avvenne il 15 Gennaio 1968, il tremendo terremoto nel Belice (Sicilia) che causò oltre 400 morti e 50.000 senza tetto. I trapianti continuarono aumentando sempre più l'attesa di vita dei riceventi (e abbreviando sensibilmente quella degli espiantati inventandosi le "morti") in quei 33 anni (settembre 2001) dai primi due trapianti usufruendo della guida del famoso pioniere chirurgo che riuscì a realizzarli.

A.Pazzini, E.Bozzano e tutti gli altri medici, ospedalieri e non, alchimisti, profetici, medium etc; dall'altra i medici "fisio-meccanici" o del "rattoppo" che vedono organi come pezzi di ricambio, altri di "scorta" perché sono doppi (reni, polmoni etc.)..... Per i medici tutto (o quasi) è monopolio medico, il resto sono da concepirsi meri paramedici....maschere e pugnali.




venerdì 3 febbraio 2012

Paola Ferrari: La morte all'ospedale S.Paolo di Milano


La rivista d'attualità "OGGI" -del 30-11-2011- dedica quasi tutta la copertina alle nefandezze ospedaliere. Questa è la volta della nota conduttrice RAI-TV nonché politico, Paola Ferrari. All'interno ben quasi sei pagine dedicate alla madre della conduttrice, la quale, benché fosse entrata all'ospedale S. Paolo di Milano in buona salute, ne moriva per una banale operazione chirurgica. Commentiamo ora parte dell'intervista riportata nella rivista in questione:
1)Avvisata della morte della madre chiede spiegazioni all'ospedale e le riferiscono che per questo vi è un medico ad attenderla in reparto. Giunta all'appuntamento non trova il medico ed esce incontrando poi un altro medico, che non era dell'equipe chirurgica, il quale le riferisce che non capiscono quello che le è successo.
2)Quando la madre era ancora in vita, dalla TAC, eseguita dopo il malore post operatorio, i medici gli riferivano che nel cervello non si vedevano danni gravi.
3) Il sabato sera -giorno del malore-, gli dicono, che era passato un infermiere che la vedeva in buone condizioni di salute , ma dopo 10 minuti è stata trovata riversa sul letto senza coscienza:"Probabilmente, lei, verso le 19, si è sentita male e non potendo chiamare aiuto, perché afona dall'operazione alla trachea, avrà suonato il campanello. Non abbiamo le prove ma credo che lo abbia fatto".
4) "Mio padre mi ha detto che quando la mamma suonava il campanello venivano dopo 20 minuti. E qualche volta la trattavano anche male. Una volta mia madre chiedeva un po di tè ed è stata sgridata perché aveva disturbato per una bevanda".
5) "Infine ci hanno impedito di vederla alla camera mortuaria".
Dall'intervista emergono già delle ambiguità, al punto (2) "gli riferivano che nel cervello non aveva danni gravi" ...(?) Quindi era danneggiato?!...non era più chiaro dire "il cervello ha danni (ma) non gravi". Qual'è il punto di riferimento il sano o l'esclusivamente grave?
Nel punto (3) gli dicono che l'infermiere è passato il sabato. Poi sono precisi sull'ora e addirittura sui minuti per far capire che vigilavano ogni dieci minuti. Insomma, la madre si è dovuta sentire male subito dopo la visita dell'infermiere ed in meno di dieci minuti accadeva tutto quello che poi descrivono. Il tutto sempre nella "probabilità" e "nella mancanza di prove". Inoltre, nel punto (4) il padre contraddice il tutto e lamenta del fatto che chiamati al campanello gli infermieri si presentavano dopo venti minuti.
Per quanto riguarda i rimanenti punti sono male-esperienze ben note in ospedale.
Quindi Paola Ferrari chiede spiegazioni. A rispondergli, guarda caso è di nuovo un medico, chiaramente garante della sua categoria, che più che rispondere a lei fa un appello ai medici -li chiama medici e non colleghi al fine da farsi meglio concepire come "arbitro imparziale"- invitandoli a saper ascoltare e a toccare i pazienti, sia clinicamente che con carezze e abbracci.
In risposta a ciò va detto, però, che "toccare" è, secondo la scienza moderna, già l'osservare -qui, nel senso di interazione-, e del resto Ippocrate raccomandava di toccare il malato in senso clinico, "tastare"; quindi, hai sentito Paola Ferrari? Se, ad esempio tu ti trovassi in ospedale i medici ti accarezzerebbero e ti abbraccerebbero per il "tuo" bene. E nel caso di coloro che fossero molto meno significativamente dotate esteticamente, e sapessero che le stanno accarezzando o abbracciando perché sono pagati -o per regola di pacchetto sanitario- gli sputerebbero in un occhio. Va detto che queste sono "carezze" e "abbracci" ambigui, psichicamente dannosi oltre tutto nello squallido ambiente ospedaliero.
Lei chiede risposte ma la risposta se le è data da sola all'inizio dell'intervista sulla rivista e la consiglia anche: "vigilare sempre in ciò che riguarda la salute". E sopratutto seguire da vicino il più possibile il parente o amico ospedalizzato, 24 ore su 24.. Chi ha seguito questi consigli ha avuto modo di parlarne e diffondere ed anche di scrivere addirittura un libro contribuendo ad un minimo di trasparenza. Comunque, alla tua domanda si ritroverà nel suo stato d'animo leggendo i libri delle vittime degli ospedali quali, ad esempio, "La morte al policlinico Gemelli" -di M.G.Cristofanetti Boldrini (Dafne), Ed. Centro letterario del lazio*- e "Lo specchio della Felicità" -M.Emmer, ed. Ponte alle Grazie*. (se non si trovano come rimanenze non mancano nelle biblioteche più fornite); in generale quello del sociologo G.Quaranta "l'Uomo Negato", ed.Franco-Angeli. Magari anche lei, assieme a suo padre potrà scrivere un libro sulla morte all'ospedale S.Paolo", su ciò che avete subito.
Paola Ferrari è conduttrice TV ma anche impegnata in politica, e le risulta difficile capire morire per una banale operazione chirurgica e di tutte le altre nefandezze ospedaliere.
Così, mentre Vendola stava ancora cercando di capire il perché non era stato informato sulle gravi nefandezze dell'ospedale della regione che governava un altro "mistero" gli si parava davanti, quale del fallimento del S.Raffaele, e non lo riusciva proprio capire -come se gli ospedali non fossero le principali cause di indebitamento di un paese. Se vuoi tenere in pugno un paese costruisci un ospedale "Pork barrel policies"-. Prima di Vendola spuntò fuori De Lorenzo nel periodo in cui era proprio Ministro della Sanità che lamentava di un suo parente vittima delle nefandezze ospedaliere e di cui lui nonostante ministro non poteva farci nulla.