venerdì 3 febbraio 2012

Paola Ferrari: La morte all'ospedale S.Paolo di Milano


La rivista d'attualità "OGGI" -del 30-11-2011- dedica quasi tutta la copertina alle nefandezze ospedaliere. Questa è la volta della nota conduttrice RAI-TV nonché politico, Paola Ferrari. All'interno ben quasi sei pagine dedicate alla madre della conduttrice, la quale, benché fosse entrata all'ospedale S. Paolo di Milano in buona salute, ne moriva per una banale operazione chirurgica. Commentiamo ora parte dell'intervista riportata nella rivista in questione:
1)Avvisata della morte della madre chiede spiegazioni all'ospedale e le riferiscono che per questo vi è un medico ad attenderla in reparto. Giunta all'appuntamento non trova il medico ed esce incontrando poi un altro medico, che non era dell'equipe chirurgica, il quale le riferisce che non capiscono quello che le è successo.
2)Quando la madre era ancora in vita, dalla TAC, eseguita dopo il malore post operatorio, i medici gli riferivano che nel cervello non si vedevano danni gravi.
3) Il sabato sera -giorno del malore-, gli dicono, che era passato un infermiere che la vedeva in buone condizioni di salute , ma dopo 10 minuti è stata trovata riversa sul letto senza coscienza:"Probabilmente, lei, verso le 19, si è sentita male e non potendo chiamare aiuto, perché afona dall'operazione alla trachea, avrà suonato il campanello. Non abbiamo le prove ma credo che lo abbia fatto".
4) "Mio padre mi ha detto che quando la mamma suonava il campanello venivano dopo 20 minuti. E qualche volta la trattavano anche male. Una volta mia madre chiedeva un po di tè ed è stata sgridata perché aveva disturbato per una bevanda".
5) "Infine ci hanno impedito di vederla alla camera mortuaria".
Dall'intervista emergono già delle ambiguità, al punto (2) "gli riferivano che nel cervello non aveva danni gravi" ...(?) Quindi era danneggiato?!...non era più chiaro dire "il cervello ha danni (ma) non gravi". Qual'è il punto di riferimento il sano o l'esclusivamente grave?
Nel punto (3) gli dicono che l'infermiere è passato il sabato. Poi sono precisi sull'ora e addirittura sui minuti per far capire che vigilavano ogni dieci minuti. Insomma, la madre si è dovuta sentire male subito dopo la visita dell'infermiere ed in meno di dieci minuti accadeva tutto quello che poi descrivono. Il tutto sempre nella "probabilità" e "nella mancanza di prove". Inoltre, nel punto (4) il padre contraddice il tutto e lamenta del fatto che chiamati al campanello gli infermieri si presentavano dopo venti minuti.
Per quanto riguarda i rimanenti punti sono male-esperienze ben note in ospedale.
Quindi Paola Ferrari chiede spiegazioni. A rispondergli, guarda caso è di nuovo un medico, chiaramente garante della sua categoria, che più che rispondere a lei fa un appello ai medici -li chiama medici e non colleghi al fine da farsi meglio concepire come "arbitro imparziale"- invitandoli a saper ascoltare e a toccare i pazienti, sia clinicamente che con carezze e abbracci.
In risposta a ciò va detto, però, che "toccare" è, secondo la scienza moderna, già l'osservare -qui, nel senso di interazione-, e del resto Ippocrate raccomandava di toccare il malato in senso clinico, "tastare"; quindi, hai sentito Paola Ferrari? Se, ad esempio tu ti trovassi in ospedale i medici ti accarezzerebbero e ti abbraccerebbero per il "tuo" bene. E nel caso di coloro che fossero molto meno significativamente dotate esteticamente, e sapessero che le stanno accarezzando o abbracciando perché sono pagati -o per regola di pacchetto sanitario- gli sputerebbero in un occhio. Va detto che queste sono "carezze" e "abbracci" ambigui, psichicamente dannosi oltre tutto nello squallido ambiente ospedaliero.
Lei chiede risposte ma la risposta se le è data da sola all'inizio dell'intervista sulla rivista e la consiglia anche: "vigilare sempre in ciò che riguarda la salute". E sopratutto seguire da vicino il più possibile il parente o amico ospedalizzato, 24 ore su 24.. Chi ha seguito questi consigli ha avuto modo di parlarne e diffondere ed anche di scrivere addirittura un libro contribuendo ad un minimo di trasparenza. Comunque, alla tua domanda si ritroverà nel suo stato d'animo leggendo i libri delle vittime degli ospedali quali, ad esempio, "La morte al policlinico Gemelli" -di M.G.Cristofanetti Boldrini (Dafne), Ed. Centro letterario del lazio*- e "Lo specchio della Felicità" -M.Emmer, ed. Ponte alle Grazie*. (se non si trovano come rimanenze non mancano nelle biblioteche più fornite); in generale quello del sociologo G.Quaranta "l'Uomo Negato", ed.Franco-Angeli. Magari anche lei, assieme a suo padre potrà scrivere un libro sulla morte all'ospedale S.Paolo", su ciò che avete subito.
Paola Ferrari è conduttrice TV ma anche impegnata in politica, e le risulta difficile capire morire per una banale operazione chirurgica e di tutte le altre nefandezze ospedaliere.
Così, mentre Vendola stava ancora cercando di capire il perché non era stato informato sulle gravi nefandezze dell'ospedale della regione che governava un altro "mistero" gli si parava davanti, quale del fallimento del S.Raffaele, e non lo riusciva proprio capire -come se gli ospedali non fossero le principali cause di indebitamento di un paese. Se vuoi tenere in pugno un paese costruisci un ospedale "Pork barrel policies"-. Prima di Vendola spuntò fuori De Lorenzo nel periodo in cui era proprio Ministro della Sanità che lamentava di un suo parente vittima delle nefandezze ospedaliere e di cui lui nonostante ministro non poteva farci nulla.