domenica 28 settembre 2008

Il partigiano Marincola e lo sciacallaggio medico

Lo studente Giorgio Marincola a 23 anni abbandonò la facoltà di medicina preferendo partecipare alla resistenza. Combattè fino alla fine della guerra quando uno degli ultimi proiettili gli negò di vivere, vivere la libertà che aveva contribuito a riscattare dalla feroce dittatura. Marincola abbandonò la facoltà di medicina ad un passo dalla laurea, e così, invece di finire a concretizzare le ambizioni di ogni studente di medicina in carriera e profitti, il suo spirito critico, volto anche contro chi aveva usurpato, colonizzato il suo paese (Somalia), lo volse a tale fatale scelta. Per questa sua grande volontà di giustizia, se Marincola fosse sopravvissuto avrebbe aumentato il numero di quei rarissimi medici - il cui numero non raggiunge quello delle dita di una mano- buttati fuori dagli ospedali e istituti di ricerca medico-vivisettoria per aver divulgato errori, truffe e tutte le nefandezze che vi si consumavano. Di contro Marincola fu insignito, già defunto, della laurea causa ad honoris in medicina e chirurgia, nel 1946. Un "onore", questo, che pesa come la famosa scritta in cima alla Croce. Infatti, l'allora defunto Marincola ebbe suddetto "onore" da sua altezza reale Umberto di Savoia principe di Piemonte luogotenente generale de Regno: "In nome cioè di quella decadente monarchia che Giorgio, azionista, non doveva amare e che si era resa complice delle nefandezze del fascismo, dalla soppressione di ogni forma d libertà alla repressione di ogni genere di dissenso, dalle leggi razziali al coinvolgimento nella guerra al fianco della Germania nazista" -Dal libro Razza Partigiana. Quindi eletto dai medici eccellenti, soprattutto ospedalieri, che firmarono (oltre il 50%), senza scrupolo alcuno, la Carta della difesa dei Diritti della Razza.

mercoledì 17 settembre 2008

Il razzismo medico-ospedaliero



Nel momento in cui si stava raggiungendo un buon livello di garanzia, attraverso i controlli, sul trattamento dei malati ospedalizzati e, in generale, sulle strutture ospedaliere stesse, vantando così migliore qualità sanitaria sugli altri paesi, si è spostato il controllo da queste alle popolazioni. Si è così invertita la situazione: non è più la popolazione che fa controllare le isitituzioni sanitarie ospedaliere ma sono quest'ultime che sono ritornate a controllare le popolazioni, quasi esattamente come nella dittatura medico ospedaliera in caso di epidemie (vedi i post precedente/i su tale argomento). Una tale inversione di controllo si è subito riversata sui più deboli, emarginati, nomadi, e altri migranti dai paesi poveri tanto che la situazione è degenerata nell'opposto, cioè nel rafforzare il razzismo. Così, episodi di razzismo hanno trovato via libera a causa dell' indebolimento dei controlli nelle strutture ospedaliere; riportiamo uno di quelli in cui si ha avuto il coraggio di denunciarlo e di pubblicarlo:
"Un po' di tempo fa, un'amica emigrante è stata convocata da un noto ospedale della capitale -Roma- per una serie di accertamenti legati a una campagna di prevenzione. Gratis. "Altro che malasanità!", si è detta. Ricovero, accertamenti, diagnosi ed eventuale cura, tutto gratis e in tempi brevissimi! Dopo un primo momento di incredulità, ha accettato, piena di ottimismo. La mattina dopo alle sette si è presentata a digiuno in ospedale. I prelievi, però, per un piccolo disguido sono stati rinviati al giorno seguente. A quel punto sarebbe dovuta passare all'esame di un misterioso macchinario, azionato da una dottoressa che, per colpa del traffico, è arrivata alle due .nell'attesa la mia amica ha conosciuto un'altra signora straniera, proveniente dall'Europa dell'est. Parlando, hanno scoperto di essere lì per lo stesso motivo."vuoi vedere che ci hanno chiamato perché siamo straniere!", ha scherzato la mia amica. Per quel giorno, però, era impossibile svolgere altri accertamenti. Il resto veniva rinviato all'indomani. Il giorno dopo, la mia amica è stata sottoposta a un test che consisteva nel fare un prelievo di sangue ogni quarto d'ora per 2 h consecutive. Si chiama clamp test. Dopo circa un'ora, le sue vene hanno fatto quello che lei non aveva avuto il coraggio di fare: si sono rifiutate di collaborare."non importa", le hanno detto,"domani faremo un test molto meno traumatico e più affidabile. Tranquilla!".ma se era meno traumatico e più affidabile, perché non farlo subito? E poi non doveva essere un ricovero di 24 h?a quel punto si è ricordata l'articolo 32 della costituzione italiana:"nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge". Alle ore sei del mattino successivo un'infermiera burbera, scelta evidentemente per questa sua qualità, si è presentata con il materiale di contrasto:"dai, bevi, sbrigati! Bevilo tutto!". La mia amica si è rifiutata di bere e ha chiesto di essere dimessa, ma ha dovuto aspettare altre 4 h l'arrivo del medico. Lui, molto confidenzialmente l'ha informata che era una"stupida", perché gli esami successivi sarebbero stati meno traumatici. Lei non gli ha dato retta. E ha fatto bene: la signora dell'est, dimessa quattro giorni dopo, lei ha raccontato che mentre il dottore seguiva su di lei l'esame ginecologico per excellence, le rivolgeva le seguenti domande:"ma cosa sei venuta a fare qui? perché non te ne torni al paese tuo? L'articolo 32 si conclude così: "la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana". -Articolo, di Helene Paraskeya, apparso sul settimanale "Internazionale", n.726, p.29, 11 Genn.2008-.
Tutto ciò non è che uno degli innumerevoli episodi di razzismo ospedaliero molti dei quali passati inosservati per ancora, nonostante tutto, insufficiente controllo all'interno di queste infami istituzioni. Attualmente si è allentato il, già piccolo, giro di vite sul controllo negli ospedali; stampa e televisione non ne parlano praticamente più, e così continuano gli abusi, gli errori, e qualsiasi altre nefandezze scotomizzando a chi potenziale utente.

giovedì 11 settembre 2008

Blitz Campo Nomadi: tutti in quarantena; arrivano i nostri!

Di nuovo alla carica la Croce Rossa -o primi medici senza frontiere- per il censimento e obbligo del.."passaporto sanitario". Questa volta hanno le prove del reato: la refurtiva al campo nomadi al Casilino 900. La refurtiva consta: di scarti di pezzi di computer (gli stessi che non sappiamo smaltire e "regaliamo" al Terzo mondo); Avanzi di magazzino, quali coperte e lenzuola ancora imballati; cianfrusaglie cinesi, dette anche cineserie (spesso di fabbricazione partenopea); motorini con numero di telaio cancellato (sono quelli che troviamo per strada abbandonati dai proprietari che cancellano il numero di telaio per non farsi identificare e non pagare la demolizione); una coppia di "gruppi elettrogeni" (cioè accumulatori o batterie) mai usati, sicuramente di vecchia generazione; e altre paccottiglie. Le forze dell'ordine hanno scambiato una discarica per una refurtiva pretendendo così l'autorizzazione a procedere, con più impeto, alla Croce Rossa.
Sembra sia stato trovato anche del filo elettrico sottratto alla linea elettrica pubblica (con conseguente breve interruzione di corrente) al giusto fine di realizzare pentole e altri utili arnesi...ma quanto costa il rame? Qualche euro per un quintale. Non era enormemente meno dispendioso forniglierlo piuttosto che spendere tutto i l tempo e denaro per le "grandi manovre"?

martedì 9 settembre 2008

ENGLARO CRISAFULLI: DUE FACCE DELLA STESSA MONETA

Da una parte la tenacia dei parenti Crisafulli nel resistere alla "sentenza di morte" che giungeva da medici più o meno eccellenti di più ospedali, nazionali ed esteri. Dall'altra, la disperazione del genitore Englaro sul lungo calvario, del silenzio, di assenza di risposta, dalla disgrazia accaduta alla figlia.
Aldilà dell'eutanasia. Due scelte unite da un'unica realtà: il fallimento e l'errore della "diagnosi" e "cura" medico ospedaliera. Due mandate a quel paese all'eccellenza medico-ospedaliera: una contro l'errore diagnostico, per la vita; un'altra contro il fallimento, per farla finita....Due facce della stessa medaglia..di bronzo, come la faccia dietro la mascherina.