domenica 9 novembre 2014

Alexandrina da Costa, o della fede contro la dannazione medico ospedaliera

Il presente post continua da quello immediatamente precedente “Il “Misterioso salto” dalla violenza carnale alla violenza ospedaliera” e considera la seconda parte degli abusi e violenze medico ospedaliere ai danni di Alexandrina da Costa la quale non poteva scappare da tutto ciò in quanto rimasta paralizzata per tentare di fuggire da una violenza carnale gettandosi dalla finestra.  Vedremo, in questa seconda parte, che nonostante i maltrattamenti, umiliazioni, violazioni della privacy, soprusi e molto altro ancora riportato nella prima parte  il calvario medico ospedaliero di Alexandrina non solo non finiva lì ma si inaspriva ancor più negli anni a venire.  Infatti, A. carica di fede, volle vivere di solo ostia consacrata (Comunione); in sintesi digiunava in modo assoluto a partire dal 27 Marzo 1942, così per oltre 13 anni.  La sopravvivenza ad un tale eccezionale digiuno non passò inosservata a persone influenti che deviarono una tale forza della fede in un sospetto evento “soprannaturale” ed elaborarono una sentenza ad hoc che provocò l’immediato intervento nel porre in sicurezza A. affinché non fosse oggetto di continue visite per lo studio di tali straordinari fenomeni.  Comunque, tutto ciò – calunnie, umiliazioni, disprezzi etc.- creò diffidenza verso A. anche da  parte di chi la stimava.  A. fu privata del suo tutore P. Mariano Pinho e con l’imposizione di consegnare tutte le lettere ricevute dal suo direttore (altro abuso della privacy).    In seguito le fecero visita cinque persone e lei individuò tra questi un medico; il loro interrogatorio fu fatto di frecciate.  Tutto ciò non era che il riferirsi nel rinchiuderla in ospedale per osservazione dopo il 13° mese di assoluto digiuno.  Infatti, il 27 marzo 1943 fu assoggettata ancora a visite mediche che sopportò con rassegnazione e coraggio. Il 4 Giugno il medico tutore e il confessore ordinario comunicarono e convinsero A. e la sua famiglia al ricovero ospedaliero: sarebbe stata isolata per un mese in osservazione.  “Ella rispose immediatamente di no! Ma si sentì subito per soggezione ad obbedienza all’Arcivescovo, del suo direttore e medico curante e tutti coloro a lei interessati .  Costretta così ad accettare A. avanzò le seguenti condizioni:  A) La Comunione quotidiana. B) Di essere sempre accompagnata da sua sorella. C) Di non essere più sottoposta ad alcun esame perché andava per osservazioni e non per esami. 
 Il 10 giugno partì per l’ospedale Foce del Duro e fu per lei strazio la separazione:
  “Il viaggio in ambulanza fu difficile, perché mi sembrava che il cuore non reggesse..con le scosse dell’autolettiga mi sentivo afflitta..Giunti all’ospedaletto della Foce, il dott. Gomes de Araùjo non permise che l’autolettiga mi portasse fino alla porta, chiamò i pompieri affinchè trasportassero la mia barella dopo avermi coperto il volto perché nessuno mi vedesse. La salita delle scale mi costò un martirio perché mi portarono con la testa all’ingiù.  Mi scoprirono il volto solo in camera..”
   L’ingenuità di A. nel dettare le condizioni affinché accettasse l’imposizione ospedaliera si rivelò tale non appena il suo ingresso dove alla sorella fu assegnata un’altra camera contrariamente a quanto aveva chiesto:  “Come avrei potuto stare senza di lei, abituata a muovermi quand’era necessario, e senza le sue buone parole che tanto mi aiutavano a sopportare il doloroso calvario?  Mi avevano appena adagiata sul letto quando mia sorella Diolinda si presentò alla porta con la valigia in cui avevamo la nostra biancheria.  IL MEDICO NEL VEDERLA, GRIDO’ COME UN FORSENNATO: “FUORI QUELLA VALIGIA!” Permise l’ingresso alla sorella solo la prima notte e solo nello stretto tempo per far vedere all’infermiera come voltare A. nel letto”.  Rimasero a vigilanza delle assistenti guardiane con l’ordine di vigilare su tutti i miei movimenti.  L’infermiera la fece soffrire.  “Il sabato venne il dott. E. Gomes deAraùjo –Reale Accademia di Medicina di madrid- specialista in malattie nervose e artritiche. La mia prostrazione era tale che non udii quando bussò alla porta, sempre chiusa a chiave.  Lo udii solo quando, vicino al mio letto, sussurrava all’infermiera: “E’ spacciata, è spacciata”.  Con ciò il medico voleva intimorirla affinché non digiunasse e la riprese duramente per questo motivo ed A. capì sentendosi profondamente ferita.   Il medico tutore Azevedo la difende dicendo ch’era là solo per le prove del suo digiuno e la normalità di mente niente più.  Vi è la farsa del “cattivo”, Arajùjo e del “buono” Azevedo.  Dapprima adoperarono toni duri contro il digiuno poi passarono alle buone.  Ogni volta che il medico apriva la porta era per A. un’angoscia.  Il tempo passava col succedersi scambiarsi delle infermiere secondo la volontà del medico con alcune A. soffriva di più perché oltrepassavano i limiti dei loro doveri e diritti.  

  Alexandrina subì anche un altro medico, Alvaro che gli mandò una sua sorella sorvegliante e fu il periodo peggiore.  La nuova sorella sorvegliante controllava perfino se la sorella di A., nel breve periodo di voltarla nel letto, le avesse lasciato qualcosa: “con la scusa di non sentire freddo mi scopriva e poi mi ricopriva meticolosamente e cercando” “..e A. apriva le braccia come di resa..Fu tolta tutta la biancheria per essere ispezionata”.   Rigore “scientifico” per l’analisi sul digiuno durata 40 giorni e 40 notti..   Alexandrina fu portata in ospedale per essere cavia sul suo fenomeno di sopravvivenza al digiuno di cui avevano parlato anche i medici.  La relazione del suddetto medico ospedaliero Araùjo riguardo il trattamento di A. aveva per  titolo “Notevole caso di astinenza ed anuria” e si scrive che: “E’ per noi assolutamente certo che, durante quaranta giorni di degenza, l’Ammalata non mangiò ne bevve: l’insieme delle cose osservate ci porta a credere che tali enomeni possano venire da tempi precedenti.  Non possiamo dubitarlo.  Forse da tredici mesi secondo le informazioni avute.  Non sappiamo”.  Il medico scambia la fede di A. come malattia giudicandola per questo ammalata.   Alexandrina era ridotta a cavia affinché si potesse operare con regole sperimentali rigide per non inficiare la sperimentazione stessa sul suo lungo digiuno che non le causava serie conseguenze se non la morte stessa: una sfida alle certezze della medicina.  Il suo medico tutore, che faceva la parte di chi la difendeva ma che sosteneva la sperimentazione convincendola al ricovero scrisse la sua relazione:  “In questo strano caso, vi sono particolari, i quali per la loro importanza fondamentale di ordine biologico, come per la durata dell’astinenza dai liquidi e l’anuria, ci lasciano perplessi, in attesa di una spiegazione che porti luce necessaria”.  La relazione di Azevedo continua con il medico ospedaliero Alberto de Lima della facoltà di medicina di Oporto – cioè aderente all’ospedale dove A. era già stata forzatamente condotta-. Nella relazione entrambi i medici hanno il coraggio di asserire che A. ricoverata all’ospedale Foce del Duro fu seguita da Gomes de Araùjo e sotto la vigilanza giorno e notte di persone coscienziose e desiderose di scoprire la verità e che la sua astinenza da solidi e liquidi fu assoluta durante tutto quel tempo. Infatti, scoprirono bene le lenzuola per vedere se la sorella in quel breve periodo che la visitava per voltarla nel letto non le avesse lasciato cibo o acqua.  Alexandrina fu deportata in ospedale per malafede dei medici nei suoi confronti, sarebbe stato sufficiente un controllo da assistenza domiciliare che avrebbe provocato meno traumi e torture ma non sarebbe stato così professionale, specialistico, come all’interno di un ospedale; vero e proprio panottico; che avrebbe comportato prestigio di ricerca per la carriera dei medici di fronte ad un caso in cui il lungo digiuno non comportava cambiamento di peso, di temperatura, di respirazione, di tensione, del polso, del sangue, delle sue facoltà mentali e che non implicava necessità naturali.  Il tutto viola le leggi della fisiologia e della biochimica non dando alcuna spiegazione della sopravvivenza di questa che chiamano ammalata.  Oltre tutto si confermano i molti interrogatori e moltissime conversazioni per dimostrare l’ottima disposizione e lucidità di spirito della cavia Alexandrina, e non lo si riporta per denunciare il supplizio della degente ma come test psichiatrico per una tale situazione.  I medici ospedalieri lasciano i resti, gli avanzi a coloro, che fido, li hanno serviti, i religiosi, in merito a quel breve periodo di un venerdì alle ore quindici dove si sospettano fenomeni mistici.   L’attestato è firmato in data 26 luglio 1943 e fu spedito ad un egregio professore dal Reverendo P.Mariano Pinho – guarda caso quello che era stato “ingiustamente” estromesso come tutore di Alexandrina e che ora ha un ruolo nel prestigioso caso-.  Così risponde il suddetto egregio Innominato: “Nel restituire al mio amico reverendo e cliente le copie delle relazioni mediche…Fu soprattutto come medico in nutrologia, e non soltanto come cattolico, che trovai interessante ciò che avvenne nella suddetta ammalata –condivide il ruolo di ammalata di A. piuttosto che inferma. Ma ammalata di cosa? Di fede.  A. ringraziò il medico Arajùo per la serietà con cui aveva svolto il suo compito, nel farla soffrire nell'ubbidienza ed anche perché è cosi che si pretende in tutti i luoghi di feroce dittatura (vedi filmato allegato al post).   A. subì  l’osservazione psichiatrica anche per appurare se vi fossero segni d’isterismo.  Per A. vi fu una completa commissione d’indagine insospettatissima e competente che l’osservò con rigorosa vigilanza.        Alexandrina si aggiunge a tutte le altre figure di sante. beati, guru etc. riprese nei rispettivi post del presente blog che subirono il trattamento medico ospedaliero ed a cui si difesero con la fede sopportando fino allo strazio gli abusi, sopraffazioni,  umiliazioni, inganni e tutto ciò che può rendere l’idea di luoghi malevoli (in termine religioso malefici) resi necessari perfino per ciò che vi è di più naturale come la gravidanza –oggi monitorata per giustificare i farmaci che serrano chimicamente l’utero- e il parto –cesareo di regola- tanto che una donna incinta o partoriente che non si voglia mettere in sicurezza medico ospedaliera può sospettarsi potenziale infanticida.       

martedì 28 ottobre 2014

Il “Misterioso Salto” dalla Violenza Carnale e Violenza Medico Ospedaliera


La finestra dove è saltata Alexadrina per evitare la violenza carnale

  Abbiamo già riportato e discusso la violazione della Costituzione, almeno quella Italiana oltre a tutti i possibili abusi e nefandezze varie degli ospedali.  Parlando di Costituzione non si può non andare alla sua sorgente costituita per gran parte dai partigiani.  Vedremo in questo post vicende da salti dalla finestra per la libertà per i diritti e dignità a costo della morte e della paralisi.   L’anno scorso un noto partigiano e regista, che aveva combattuto per non sottostare alla dittatura, seriamente limitato nei suoi movimenti da un incidente, fa il suo ultimo coraggioso gesto di libertà nel buttarsi dalla finestra evitando di ritornare in ospedale. Diversi mesi prima ad un suo collega, altrettanto noto regista, non  riuscì di gettarsi dalla finestra prima del suo ingresso all’ospedale (S. Giovanni-Roma) e dovette farlo all’interno di questi squallidi luoghi.    Un giorno, all’istituto d’arte drammatica di Roma “Duse” dopo un saggio basato sulla resistenza francese fu chiesto ad un noto partigiano lì presente se ricordava le sofferenze delle torture subite durante gli interrogatori.  Il partigiano rispose che la paura peggiore non erano le torture in generale, quale ad esempio lo strappo delle unghie che comporta un dolore intenso e continuo, ma, in particolare, quando ti rompevano le ossa perché così paralizzato non potevi riuscire a scappare, evadere.  Il partigiano continuò a parlare e portò come esempio una sua evasione con esito positivo.  Condotto da prigioniero in un istituto per lavoro forzato di pulizia notò che la serratura della finestra era difettosa e poteva essere aperta; non appena colui che doveva vigilarlo si allontanò fu un’occasione immediata, tanto immediata da non tener conto dell’altezza della finestra dal suolo né di dove si trovasse la sentinella sulla strada sottostante – in ognuno di questi casi ne sarebbe uscito morto -: riuscì ad aprirla e a buttarsi giù da un secondo piano rialzato e proprio mentre la sentinella era distante e di spalle corse via guadagnando la libertà. 
    Sfortunata, invece, fu Alexandrina la quale fuggendo da un tentativo di violenza carnale si buttò giù da una finestra posta al secondo piano rialzato, infatti, per lei non vi fu libertà, nemmeno nella morte ma proprio in ciò che era temuto dai partigiani: la rottura delle ossa che, oltretutto, la rese paralitica per tutta la vita tanto da non poterla poi far “evadere” dalle visite mediche e soprattutto dagli ospedali che subì per le loro nefandezze e violenze.  Un destino simmetrico anche riguardo a Carmela CIrella che non potendosi buttare dalla finestra prima della violenza carnale da parte di chi credeva suoi amici vi si buttò dopo aver subito l’internamento ospedaliero; pertanto subì entrambe le violenze, carnale e ospedaliera ma ebbe poi la…“fortuna” di trovarsi al settimo piano e trovare la…“libertà” nella morte.   
   Alexadrina visse proprio durante la seconda guerra mondiale (ed anche una decina d’anni dopo) ma pur non subendo la guerra subì non da meno di un partigiano catturato ed in più continuò anche dopo in una sofferenza, violenza, senza o quasi tregua.    Grazie al prezioso documento sulla storia di Alexandrina si può far luce sui sentimenti di chi subisce la demenzialità medico specialistica e la chiusura nei loro istituti ospedalieri a fare da cavia, come fu Alexandrina. 
    Alexandrina era ispirata a Fatima e nel 1928, già inferma, chiese di essere aiutata ad andarci ma i religiosi, confidando più sui suggerimenti medici che sulla fede, glielo impedirono –alo stesso modo di come lo impedirono ad un frate malato deviandolo in ospedale dove peggiorò e morì.  Circa dieci anni dopo i religiosi assieme ai medici costrinsero Alexandrina a partire per l’ospedale di Oporto per analisi approfondite e a lei non rimase che porre in evidenza l’ingiustizia e la contraddittorietà nell’avergli negato il viaggio a Fatima quando non stava così male e il pretendere ora, in uno stato peggiore, il viaggio all’ospedale di Oporto. 
  Agli esami dei teologi A. dovette subire quelli medici per lei assai dolorosi perché, come riferisce, lasciavano il suo corpo in misero stato: “Mi pareva di andare di tribunale in tribunale per essere giudicata, come se avessi compiuti i peggiori crimini”.  “Quanto mi costava vederli entrare in camera mia e, dopo di avermi esaminata e interrogata, il saperli riuniti in altra sala per discutere il mio caso, lasciando me sotto il peso della maggior umiliazione!   Mi pare che neppur il eggior crimnale sarà giudicato con più minuziosità… Ricordo che mentre il direttore mi parlava della venuta di alcuni medici provai un grande tormento… Mancavano proprio i medici per completare il mio calvario!  Alcuni di loro furono come carnefici sul mio cammino”. 
  Il 6 dic. 1938 fu messa in ambulanza per Oporto e fu un viaggio dolorosissimo per tutte le tre ore e mezza.  Ella fa presente che una volta arrivata all’ istituto figlie di maria Immacolata vene il medico Peceguiro e fu solo per aumentare i suoi dolori. Anche il ritorno fu doloroso.  Con gli esami dei medici e dei teologi il suo caso fu diffuso al popolo aumentando il suo martirio; contro il desiderio della privacy.
 Il dottor Araujo esaminò scrupolosamente Alexandrina partendo dai dati dell’archivio medico familiare.  All’epoca, chiaramente, non vi erano i computer per archiviare una gran mole di dati iatro-genealogici eppure si riporta l’assenza di alcolizzati né anormali; qualche canceroso e tubercolotico; tutti attivi di temperamento nervoso e franco; di buoni costumi, buona gente.  Pensate ora alla vertiginosa mole di dati individuali e genealogici provenienti da qualsiasi ambito pubblico e privato di un individuo nei nostri giorni: dal profilo psicologico-psichiatrico, comportamentale dall’asilo all’università, dal lavoro (o disoccupazione) all’età della pensione.   Ella fu interrogata da sacerdoti che pubblicarono tutto violando la privacy.     Diversi giorni dopo, 26 dic. 1938, A. fu visitata dall’eminente psichiatra Elisio Moura che la trattò crudelmente: “Mi trattò crudelmente, volendomi mettere a sedere su una sedia con tutta la violenza di cui fu capace.  Non potendo ottenere, mi buttò come corpo morto sul letto, tentando su di me una ginnastica che mi fece soffrire orribilmente; poi mi turò la bocca, mi rigirò parecchie volte sul letto con rudezza facendomi battere col capo contro il muro. Il medico accortosi che stavo per svenire, mi diede uno schiaffò e mi gridò: “Mia Giovanina, non perdere i sensi!”.  “Scoppiai a piangere..gli perdonai tutto in vista della serietà del suo esame”. Tentò di ipnotizzarla e di prenderla anche con le buone maniere ma fallendo divenne ancora più deciso vedendola infastidita e “si buttò nervoso su di lei,e  quasi per chiuderla in una morsa, assicurò le ginocchia sotto il ferro del letto,e cercò con le mani di aggrapparsi al ferro della sponda opposta, ma per quanto sforzo facesse per tenere ferma l’ammalata, non vi riuscì”. Si congedò con queste parole: “Ciao, Alessandrina, e prega anche per me”. 
    Agli esami dei teologi A. dovette subire quelli medici per lei assai dolorosi perché, come riferisce, lasciavano il suo corpo in misero stato: “Mi pareva di andare di tribunale in tribunale per essere giudicata, come se avessi compiuti i peggiori crimini”.  “Quanto mi costava vederli entrare in camera mia e, dopo di avermi esaminata e interrogata, il saperli riuniti in altra sala per discutere il mio caso, lasciando me sotto il peso della maggior umiliazione!   Mi pare che neppur il peggiore criminale sarà giudicato con più minuziosità… Ricordo che mentre il direttore mi parlava della venuta di alcuni medici provai un grande tormento… Mancavano proprio i medici per completare il mio calvario!  Alcuni di loro furono come carnefici sul mio cammino”. 

   Nonostante tutto questa è solo la prima parte del calvario medico ospedaliero imposto ad Alexandrina vedremo fra uno o due post la seconda parte di questo martirio dove A. sarà ancor più vera e propria cavia nel dominio medico ospedaliero.

sabato 23 agosto 2014

Medicina Nazista e Medicina di altre Nazioni: un confronto. Cavie umane - animali



    


A Giugno si è svolto al Senato un convegno sulla resistenza e sulla liberazione.  Alle porte dei settantanni dalla liberazione si è voluto mantenere la memoria, per non obliare gli orrori.  Non ci è stato consentito poter partecipare al convegno, ma anche qui vorremmo aggiungere qualcosa su quanto detto e/o  non detto dai relatori.   
“Su 90.000 medici in servizio in Germania circa 350 hanno commesso crimini medici mentre gli altri non hanno differito da quelli di altre nazioni”.
   Abbiamo già scritto sulle cavie umane e recentemente diversi post sono stati dedicati alla legge 578/93 approvata dal Parlamento ed in via di conferma al Senato che dà via libera nel disporre di cavie umane da vivisezionare e/o espiantargli gli organi per trapianti.  In questi post abbiamo tracciato un profilo tra suddetta legge e la medicina nazista, che considerava una morte cerebrale che consentiva di far cessare tutte le altre le altre sane funzioni fisiologiche – praticamente era eutanasia o pena di morte al pari della morte cerebrale per coma detto irreversibile -. In generale ci si chiede la differenza tra la medicina nazista e tutte le altre.    Infatti, mentre in Germania si consumavano i crimini medici non da meno avveniva nelle altre nazioni e paradossalmente ciò è emerso proprio nei luoghi di pena --abbiamo spesso abbinato la similitudine tra prigioni e ospedali — costituendosi più trasparenti degli ospedali, probabilmente si riteneva normale e non aberrante il fatto di avvalersi del carcerato per fargli espiare la colpa con ciò che ritenevano un “progresso” per la ricerca medica. Ad esempio, dal 1942 al 1945, n U.S.A. furono fatti cavie dodici condannati a morte per esperimenti sul hascisc.  Più precisamente, a New York, il comitato di lotta contro la droga presieduto dal sindaco di questa città sperimentava l’effetto dell Hascisc su 72 detenuti U.S.A.
 Così proseguendo, nel 1945, congedato il nazismo – in via del processo di Norimberga --  già nella rivista Life (4-6-1945) si leggeva che in 3 tipi di istituti penali U.S.A. si servivano di prigionieri per farne cavie in medicina.  Precisamente, nella Prigione Federale di Atlanta e dell’Illinois, così anche per gli istituti di correzione del New Jersey:  800 prigionieri “offerti” volontari cavie per inoculazione dei germi della malaria senza ricavarne vantaggi ne riduzione della pena.    Ogni prigioniero, nell’Illinois, firmava a responsabilità propria dei rischi facendo svincolare da tali responsabilità l’Università di Chicago e facendo presente di non aver avuto nessuna costrizione, mentre nelle prigioni federali vi erano compensi (ad esempio consistevano in 100-150 dollari, cioè 50 prima del trattamento e cento un anno dopo – quindi se riusciva a sopravvivere-): “E sconosciuto il loro grado di tossicità, tuttavia non utilizzeremo alcun farmaco che abbia rivelato una seria tossicità in sede di sperimentazione su animali”.  
   In Turchia fu fatta ricerca vivisettoria sul tifo contagiando con bacilli di tifo i condannati a morte.   Ora possiamo pensare il motivo per cui la pena di morte trovasse difficoltà ad essere abolita anche in paesi democratici e dichiaratisi civilmente morali.     Il carcerato Keanu, condannato a morte nelle Hawai, scelse di fare da cavia facendosi contagiare la lebbra per non essere ucciso… Morì di lebbra.   Sempre negli U.S.A. Goldberger promise ai detenuti la libertà in cambio di far da cavie per inoculazione della pellagra.   A Manila fu permesso all’Americano Strong di contagiare 900 condannati a morte di bacilli della peste per fare da cavie; risulterebbe che non fecero morti ma erano pur sempre bacilli vivi e comunque le 900 cavie umane contrassero la peste . Sempre a Manila, l’Istituto di Worcester sperimentava nuovi farmaci su detenuti nelle prigioni di Bilibid.       Alcuni scienziati U.S.A. eseguirono diversi esperimenti su indigeni delle isole del Pacifico e sui Coolies, sui quali il dottor Reed sperimentò la febbre gialla; si conta un morto cavia della sperimentazione del dottor Strong del beri-beri nelle Filippine – malattia non presente in quella nazione.  Inghilterra e Francia usavano negri come cavie per esperimenti sul sonno.  La Francia autorizzò anche ricerche vivisettorie su esseri umani consistenti nel contagiarli della sifilide e gonorrea. Tra i medici carnefici troviamo nomi di prestigio quale Adler, premiato dalla Società Reale dì igiene e malattie tropicali, il quale ha infettato con il Kala-Azar cinque persone ammalate di cancro ed in seguito morte.  Cavie umane vi furono anche tramite Heimann, Heibrunn, Gungann i quali somministrarono penicillina per via intracerebrale a tre paralitici morti in seguito al trattamento.  Ancora, negli U.S.A. Vie e Stocks hanno inoculato l’epatite virale in 250 persone per studiare l’acqua come veicolo del virus. Esperimenti anche su cavie umane in Messico da Otero, in Indocina dal direttore dell’Istituto Pastesur Yersin, in Algeri da Sergent, in Turchia da Hamadi ed in Polonia da Sparrow e quasi tutti da individui incolti.   Molto probabilmente ora sappiamo che quando ai ricoverati in ospedale si chiede il titolo di studio uno dei motivi può essere questo.   Infine, furono inoculati di streptococchi 25 detenuti U.S.A.  In quest’ultimo esperimento le cavie umane furono giustificate dal fatto che in molti paesi lo si era sperimentato così in reparti pediatrici perché non era possibile sperimentare sugli animali.   Il basare la vivisezione come una sorta di garanzia per poter sperimentare sugli umani era considerato entro dei limiti. Sperimentare sugli umani non era reato a queste condizioni: se con il consenso della cavia umana; se era necessario ed irrealizzabile in altro modo; se preceduto da vivisezione animale e studio approfondito della malattia; se scevro da sofferenza fisica e morale non necessaria; se vi è qualche motivo di credere che comporti invalidità o morte; i rischi non devono superare il valore umanitario della soluzione ricercata; lo sperimentatore deve essere qualificato; la cavia umana deve poter interrompere volontariamente l’esperimento; il vivisettore deve essere pronto ad interrompere l’esperimento in caso di pericolo.

   Questi limiti chiaramente sono ad arbitrio di chi decide la necessità, la validità della vivisezione etc.. nonché decide anche per la cavia.  Insomma, sono limiti fatti da chi è qualificato in tali pratiche, cioè lo sperimentatore vivisettore, infatti non vi sono limiti agli errori, ai danni e ai fallimenti della vivisezione.  Dopo questa indagine sugli errori, abusi e orrori sulle cavie umane per non ricavarne successo che nei limiti della sperimentazione vivisettoria stessa .-durante il processo di Norimberga un imputato fisiologo si giustificò dicendo che: “Noi fisiologi abbiamo sempre condotto i nostri esperimenti sugli animali..ed i risultati sono sempre stati soddisfacenti”-  E’ chiaro che i successi sono laddove si può manipolare come si vuole la cavia e, oltre tutto, a simulare grosso modo una malattia che non corrisponde ai tempi e allo sviluppo della stessa in natura.     La ricerca sui fallimenti, danni ed errori delle pratiche vivisettorie oltre a quelle naziste, denunciate nel processo di Norimberga contro le altre nazioni,  continuò e continua tuttora amplificando il numero dei fallimenti e danni vivisettori fino a confermare l’inutilità e dannosità della pratica vivisettoria,  ma l’enorme numero di fallimenti e danni vivisettori non è incluso nei limiti della sperimentazione vivisettoria per farla cessare e così contribuire verso altri metodi, questo progresso è finora bloccato o almeno limitato dalla ricerca vivisettoria: anche il nazismo ha avuto dei limiti, invece la vivisezione continua, non ha limiti è fuori etica, l’unico suo scopo è facilitare il consenso  a passare a cavie umane con conseguente fallimento.

sabato 9 agosto 2014

La Psicanalisi Nuda alle Videocamere. Dalla Mitobiografia alla video-profilassi-DNA.



La suora paramedico ospedaliera: Interpretazione del sogno

La sicurezza si fa pagare... le tasse


    Rileggendo un vecchio articolo di una nota psicanalista junghiana si legge sulla mitobiografia di Ernst Bernhard – fondatore della scuola di psicologia analitica,
 e di un suo sogno, ma in particolare emerge L’esprit, cet inconnu, di J.Charon.  Protagonisti principale di quest’opera sono gli elettroni, visti con proprietà di intelligenza universale presente dall’inizio della creazione.  Elettroni che interagiscono, sembrano muoversi in un frenetica danza e dialogare fra loro; sono una enorme biblioteca a disposizione di chi sa ascoltarli, leggerli.  Quindi, una sorta di archivio dove tutto è registrato di ogni individuo fin dal suo minimo gesto. E' qui che sorge la perplessità dello psicanalista, che scrive: “certo può darmi fastidio l’idea che ogni elettrone del mio corpo registri per tutta l’eternità tutti i miei pensieri e sentimenti….” .     Si può comprendere tale perplessità alleggerirsi di fronte ad un elemento che non giudica e che accumula informazione di per sé ma ciò ribalta in inquietudine se vi fosse un apparecchio di lettura del contenuto degli elettroni e, all’epoca dello scritto della psicanalista non vi erano seminate videocamere e satellite vagante accumulante informazioni per potenze di dieci.  Anche le ricerche sul contenuto del DNA non erano così inasprite da creare una banca dati biologici per ogni individuo sulla Terra come attualmente.    L’elettricità deriva da elettrone, cioè particelle in movimento,  che attivano un apparecchio quale il computer, che immagazzina dati di vertiginoso numero assieme ad altrettanta velocità.  Quindi oggi è possibile, ed è gia iniziato da qualche decennio,  quanto ipotizzato da Charon e temuto dai non pochi studiosi e scrittori – fin dall’inizio del ‘900 (da Orwell, Foucault, Illich, Feyerabend, Huxley, Ortega y gasset etc.. -- su tale abuso sull’umanità sotto l’inganno di false promesse di sconfitta delle innumerevoli malattie incurabili.  Nella peggiore dittatura vi è sempre l’esigenza di rendere ogni cittadino trasparente anche di fronte alle istituzioni, ospedali, scuole, carceri etc. che diventano sempre più coatte e torbide.   Si espone così il cittadino a chiunque, con un minimo di autorità, conoscenze altolocate e di qualifica volta a entrare nei suoi “file” attraverso codice internet ed in pochissimi secondi avere  tutto il suo quadro proveniente da ogni ambito abbia avuto a che fare, direttamente o indirettamente: dal Ministero della Pubblica Istruzione per il suo profilo scolastico fino all’Università; dal Ministero della Sanità per il suo profilo psicologico e di malattie già avuto e quelle ipotizzabili da lettura del DNA, personale o dei suoi parenti: dal Ministero dell’Interno, per il suo profilo sulla condotta; e da tutti gli altri Ministeri nonché da banche, agenzie assicurative, condominio e immobiliari etc.    Un caleidoscopio anche di “talloni d’Achille” a disposizione anche delle finalità più immorali.  Si pensi ad esempio ad una bio-valutazione per assicurazioni se non per scelta di trapianto d’organi: un rene, fegato, cuore etc. valutati anche da DNA in funzione pari ad un vino D.O.C..   L’umanità alla stregua di bestie da zootecnia. Tutto questo trova il fulcro negli ospedali.
  Intervista a   I.G.:
H.C.: Lei ha fatto indagini su come si viene oggi ad essere monitorati; perché la gente permette questo? Non è una risoluzione per la “sicurezza” da ragazzini di quinta elementare o prima media se non demenziale?
I.G.: Non ho fatto indagini, ho solo dedotto cosa accadeva attorno a me in base a quanto oggi scrivono Rodotà e Paissan.   Anche questi autori non hanno scritto quanto la gente non sia infastidita da videocamere che, oltre tutto, li registra. 
H.C.: Ma, chiunque potrebbe infastidirsi se venisse registrato, magari in un momento di gesto spontaneo, dislocato  dal suo stato vigile o in un atteggiamento intimo etc…
I.G.:  La videocamera è vista come un oggetto, passivo. Se dovessimo farla “incarnare”, imitando  una videocamera e stare lì fermi a osservare, anche senza registrare, la gente sarebbe moltissimo infastidita della nostra presenza fisica, dell’osservatore; così anche la sicurezza verrebbe allarmata, nonostante il ruolo passivo dell’osservatore che, tuttavia potrebbe rendere consapevoli del ruolo delle videocamere e di chi vi è dietro.      Più difficile è il rendere consapevoli, di qualcosa di più grave, quale di cosa significhi leggere il profilo su DNA, che fa sorridere alla suddetta perplessità della psicanalista sull’elettrone.
   Insomma, in uno stato dittatoriale vige il senso unico dell’obbligo di trasparenza del cittadino al quale poco o nulla, a sua volta, gli traspare delle istituzioni.   

venerdì 25 luglio 2014

LA GRAZIA A LOURDES E LA DISGRAZIA OSPEDALIERA RISVEGLIO DA COMA IRREVERSIBILE VEDOVA CORAGGIO

                  
 Nei precedenti post abbiamo approfondito la questione sulla morte cerebrale inventata per opportunità di ricerca –vivisettoria-e trapianti d’organi, ora daremo uno dei non pochi esempi di come il coma diagnosticato profondo o irreversibile non sia morte.   L’esempio è quello riferito a don Vittorio Mazzuchelli, sacerdote dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote, il quale aveva già espresso il desiderio di visitare Lourdes prima del grave incidente che lo investì il 16 gennaio 2006.  L’incidente automobilistico (contro un camion-TIR venutogli addosso) gli causò un coma profondo – morte cerebrale-, di livello tale che i medici, dell’ospedale di Rifredi, a Firenze, lo avevano dato per spacciato; perfino i liquidi del suo corpo si erano trasformati in sali.  Dopo una lunga e angosciante attesa di amici e parenti durata un mese il sacerdote, dato già per morto fin dall’inizio dai medici, si risveglia inaspettatamente pur con limiti neurologici.  Alla fine per don Mazzuchelli ci fu solo il limite di una frattura multipla e frantumata del ginocchio che lo vincolava su una sedia a rotelle con forte sofferenza e dolori, poi alleviati e risolti con la visita a Lourdes.   Di tutt’altra sorte la vicenda del cappuccino Giacomo Filon, del convento di Udine e seguace di Francesco d’Assisi e oggi molto venerato a Lourdes: il funerale del cappuccino fu il 23 luglio 1948 e la cui causa di beatificazione iniziò nel 1984, al culmine della sua vicenda tenuta nascosta.    Al cappuccino Filon fu diagnosticata una encefalite letargica e gli fu negato il viaggio a Lourdes per la sua salute fragile.  Filon non si dette per vinto e riuscì ad avere il consenso dall’Unitalsi udinese.  Il viaggio a Lourdes fu il 21 luglio 1948 e dopo ben 35 ore di viaggio in treno alle 16, arrivato a Lourdes sembrò non aver accusato nulla di quanto previsto da medici e religiosi tanto che chiese subito di andare alla grotta, ma per i medici era sconsigliato e i religiosi, ripetendo a pappagallo – tenendo più conto dell’opinione medica che della fede del francescano-  non indugiarono nel deviarlo all’ospedale Asile.  Giunto all’ospedale fu visitato e il medico non trovò nulla di preoccupante tanto che riusciva a cantare il Magnificat.   Ma in ospedale si aggravò tanto da arrivare all’estrema unzione e a alle 23 era già cadavere.  Ciò viene giustificato con il mancato incontro alla grotta, nell’affrettare i tempi della morte.  Un fatto strano è che la notizia non fu diffusa più di tanto: G.Filon fu seppellito in un angolo del cimitero dei pellegrini sotto una mera sigla, quale S35.  E’ solo grazie ad una vedova coraggiosa che il cappuccino riacquisì il suo nome assieme alla vicenda che si voleva entrambi tenere nascosti.   
   Vicende queste che vedono chi beneficiato della grazia di trovare persone rispettose del suo volere fino a non abboccare alla falsa diagnosi di morte da coma irreversibile – o cerebrale o altra invenzione di morte che sia – e continuando a vivere senza così ritrovarsi cadavere all’obitorio, magari smontato a pezzi per didattica studentesca o ricerche vivisettorie oppure per trapianti e fatto passare per benefattore…del potere medico stesso.  E, dall’altra, chi si è visto negare la sua volontà e della grazia, deviato in disgrazia ospedaliera.    Stessa sorte, come già discusso nei precedenti post, per la veggente di Fatima, Giacinta, la quale fu ricoverata contro la sua volontà e fatta cavia in ospedale, per i medici l’operazione fu un successo, e dopo nove giorni di agonia tra atroci sofferenze per le medicazioni morì.   Perseguitata più volte dai medici ospedalieri fu anche Bernadette, dove anche rinchiusa in clausura si vide le suore aprire alla ripetuta visita di commissioni mediche ospedaliere per indagare sulla sua salute mentale, di visionaria.  La veggente poi morì tra umiliazioni a soli trentasette anni.  Ricordiamo anche Letizia Cirolli, diagnosticata con tumore terminale con breve attesa di vita, della quale fu rispettata dai genitori la sua volontà di rifiutare il tentativo di “cura” con ricovero agli squallidi ospedali. Cirolli ebbe una grave crisi dopo la visita a Lourdes ma continuò a rigettare l’internamento all’infame ospedale e guarì completamente subito dopo; quasi premiata nel riscattare la negata volontà della suddetta veggente di Fatima. 
   Più che beatificare tali martiri occorrerebbe premiare gente come la suddetta coraggiosa vedova  così chi non cadde nell’inganno della diagnosi di morte da coma cosiddetto irreversibile, ed anche madre coraggio, Cirolli, che rispettò il volere della figlia e ne fu già premiata.

venerdì 18 luglio 2014

Legge 578/93 Morte Cerebrale: Passata al Senato la Morte Cerebrale di Hitler e Medici Tedeschi

   Riportiamo qui di seguito quanto inviatoci da un lettore:

Testo Unificato (PDL C100, C702, C1250) approvato, Senato DDL 1534 – Norme in materia di disposizioni del proprio corpo e tessuti post mortem (cerebrale) a fini di studi e ricerca . La Vivisezione umana, pende come spada di Damocle per l'utilizzo di persone in coma per due anni nelle università ed ospedali. Due audizioni a noi riservate in Commissione Affari Sociali nel 2005 e 2011 hanno rallentato l'iter, ma come l'idra risorge.
L'Italia vuol far cassa rendendo i suoi cittadini cavie al servizio d'altri, per ripianare il debito pubblico? In questa logica ecco il Primo illegale trapianto di cellule staminali cerebraliprelevate da un feto per un paziente affetto da sclerosi multipla (Sla). La Legge 91/99 art. 3 vieta l'uso del cervello e delle gonadi. Fanno le leggi che poi disattendono.

  La morte cerebrale è stata invezione di Hitler e dei medici tedeschi. Infatti, nei casi di follia giudicati irrecuperabili il cervello non rispondeva più alla volontà, alla coscienza, quindi il paziente era praticamente giudicato cerebralmente morto. riportiamo parte di quanto già scritto in merito: 
https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=4717969834976445781#editor/target=post;postID=1037259966869310646;onPublishedMenu=posts;onClosedMenu=posts;postNum=2;src=postname 
   
"Il Nazismo non ebbe da faticare per eliminare in massa chi reputato non in grado di intendere e di volere fino al fallimento della cura nel “recupero” di tali capacità. Infatti, per i “pazzi irrecuperabili”  vi era l’eutanasia, vista come opera di salute pubblica e rigorosamente applicata nei casi mentali particolarmente gravi o di totale pazzia.  Per prevenire contestazioni morali ed etiche si dichiarava il riconoscimento di non sopprimere per scopi opportunistici quali, ad esempio quelli rivolti ai casi di vittime di gravi malattie o di incidenti anche se conservavano solo le funzioni vitali  fino a non essere in qualche modo utili alla nazione.  Comunque l’invenzione di morte cerebrale, assieme al vedere casi di assenza di coscienza non è idea di oggi attraverso gli espianti d’organo, bensì di chi dichiarò di pensare di pazzi, che non avevano neppure coscienza di se stessi come uomini,  da giudicarsi già praticamente dei morti: “Io penso che dei pazzi che non hanno neppure coscienza di se stessi come uomini sono già praticamente dei morti”. Se non hanno coscienza come uomini tutto il resto degli animali è ufficialmente –cartesianamente- macchina.  Con questa dichiarazione, sostenuta dai medici tedeschi, nel 1939, Hitler estendeva l’eutanasia sterminando gli alienati  e tutti gli altri ritenuti improduttivi: vecchi, invalidi, “anormali” etc.. Essi erano concepiti peso morto.  Lo sterminio dei pazzi irrecuperabili – morte cerebrale- attraverso ospedali per l’”eutanasia” era definito dall'operazione T4, compresa la sua segretezza -benché sembra che vi fu qualcuno che si accorse di quello che realmente si faceva, soprattutto i parenti delle vittime. Comunque, i parenti erano a priori esclusi da ogni decisione perché non medici, quindi non conoscendo la medicina non potevano giudicare il caso, quando era il caso di sopprimere. L’esecuzione della T4 era basata sul giudizio di 3 istituti, cosiddetti, di carità e da un collegio di medici -per l’eutanasia, considerata opera umanitaria: “assassinio umanitario”.
  Insomma dietro al giudizio di “morte cerebrale” si diagnostica l’incapacità di intendere e di volere e di assenza di coscienza e si concepisce, di conseguenza, l’eventuale più o meno accenno di attività motoria (del malato in coma all’atto dell’operazione chirurgica dell’espianto e, dall’altra,  dei pazzi che urlavano e si divincolano disordinatamente al momento di entrare nei camion nazisti diretti all’ospedale per l’eutanasia)  come riflesso meramente nervoso piuttosto che tentativo di comunicare qualcosa del loro stato di coscienza.     Limitarsi a giudicare come riflesso condizionato proviene da tutta una corrente riduttiva che si avvale della vivisezione.  La vivisezione a sua volta  si avvale dell’eliminazione delle componenti psichiche, dapprima, in generale, sugli animali che vengono trasposti poi all’uomo come nel caso di entrambe le “morti cerebrali” – da coma e da follia-".

  Non era difficile vedere un cosiddetto pazzo come irrecuperabile alla stessa stregua di come oggi non è così difficile far passare un malato in coma come irreversibile; di pezzi di ricambio al Terzo Mondo ce ne sono già in abbondanza e l'Italia ne ha già fatto uso negli ospedali (ad esempio l'ospedale Bambin Gesù).  
  Ricordiamo la fioraia del cimitero dov'era seppellito E.Malatesta fu fatta passare per pazza una volta che i Nazisti si accorsero che i fiori sulla tomba di Malatesta erano disposti come a seguire un codice segreto usato dalla resistenza.  Non abbiamo visto la cartella clinica della fioraia ma è certo che non fu difficile esasperargli la situazione nel farla scivolare in una diagnosi di pazzia irreversibile e farla fuori (in ospedale, molto più facilmente ed "eticamente" di una prigionia di lager o di una via Tasso): Il maestro (anarchico) Mastrogiovanni è l'esempio di un'attuale dittatura che non ha nulla da invidiare al Nazismo.  Così, tutti quei genitori che si sono visti vivisezionare i figli in coma cosiddetto irreversibile -morte cerebrale!- contro la propria volontà.  Per non parlare della Carta d'Identità ormai in via di equiparazione ad un "passaporto sanitario" pari a quello dello stato di Epidemia: la più infame dittatura, quella della polizia sanitaria.
  Hanno accusato B.Grillo di inneggiare a Hitler, gli stessi che oggi hanno promosso la legge per la morte cerebrale hitleriana per eccellenza.  E i grillini (M5S) abbozzano fessamente, stanno a guardare i bei tempi dello tsunami, cullati dal CRI CRI. in un dolce riposo....irreversibile? In effetti, già alcuni organi del "grillo" stanno trapiantati partiticamente un po di qui un po di là.   

  

domenica 6 luglio 2014

Legge 578/93 morte cerebrale: G. Berlinguer si appella a grillo parlante per Grillo silente M5S

     
   La legge sui trapianti ha trovato il via libera alla Camera..mortuaria; ora spetta al Senato decretare il decesso definitivo.
 Osservava J.E.Palack che la medicina non vuole verifiche epistemologiche. Ciò lo vediamo sopratutto nella dittatura della "morte cerebrale" per opportunità di trapianti d'organo.    
 Scriveva Giovanni Berliguer che nel ricovero manicomiale oggi psichiatrico-TSO si isola il soggetto.  Ciò è opportuno anche  per nascondere il fallimento della, diciamo, "cura". 
 Mentre il Grillo-silente M5S lasciava la legge sui trapianti d'organo trionfare al Parlamento dimenticava quanto  Berlinguer si appellasse alla saggezza del Grillo-parlante di Pinocchio scrivendo:
"Vi è chi mette perfino in dubbio la validità delle rilevazioni sulla mortalità. Eppure è  difficile non distinguere un viso di un defunto. (-Certamente, noi diciamo che in effetti chiunque sa distinguere-ndr) che un viso di un malato in coma giudicato irreversibile non è quello di un morto.  E’ vero che anche questa controversia è possibile, per esempio quando si tratta di prelevare organi per un trapianto; in questo caso la morte sia decretata troppo presto– considera il grillo parlante di Pinocchio malato- p.81:  Il burattino era stato impiccato; la Fata mandò subito a chiamare i medici più famosi del vicinato. E i medici arrivarono subito, uno dopo l’altro; arrivo, cioè, un corvo, una civetta e un grillo-parlante.  –Vorrei sapere da lor signori –disse la fata ricolgendosi ai tre signori medici, riuniti atorno al letto di Pinocchio--- vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia vivo o morto!...A questo invito il corvo, facendosi avanti per primo, tastò il polso a Pinocchio; poi gli tastò il naso, poi il dito mignolo dei piedi: e quand’ebbe tastato ben bene, pronunciò solennemente queste parole: -- A mio credere il burattino è bell’e morto: ma se per disgrazia non fosse morto , allora sarebbe indizio sicuro ch’è sempre vivo!   -- Mi dispiace disse la civetta – di dover contraddire il corvo, mio illustre amico e collega: per me invece, il burattino è sempre vivo; ma se per disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno ch’è morto davvero.   – E’ lei non dice nulla?— domandò la fata al grillo-parlante.  –Io dico che il medico prudente, quando non sa quello che dice, la migliore cosa che possa fare, è quella di star zitto".
    Oggi mentre è il Grillo che è silente i medici inventori di morti sanno bene, quel che dicono, la sanno lunga sulla loro invenzione (di morte) tanto da rendere per la prima volta il documento d'identità anche una tessera sanitaria non dissimile da quella d'obbligo nelle dittature da polizia sanitaria per  epidemie, dove si era sempre pronti a rinchiudere in quarantena (terribile carcere sanitario dove si poteva sperimentare di tutto sul paziente-cavia) al minimo sospetto...ad esempio, oggi si sono già associati i DNA con i profili psicologici (un DNA può rappresentare quello che rappresentava la fisiognomica per il Lombroso).



mercoledì 2 luglio 2014

578/93 Morte detta Coma Irreversibile. T4/39 Morte detta Follia irrecuperabile



  Entrambe le morti citate nel titolo hanno diverse cose in comune, non ci si riferisce alle due date, 1939 e 1993 simili per inversione di una delle due coppie di numeri finali, decimali, né tanto per la sinonimia tra “irreversibile” e “incurabile” ma soprattutto per il fatto che in entrambe sono concepiti come morti i cervelli, e l'assenza di coscienza.   Il Nazismo non ebbe da faticare per eliminare in massa chi reputato non in grado di intendere e di volere fino al fallimento della cura nel “recupero” di tali capacità. Infatti, per i “pazzi irrecuperabili”  vi era l’eutanasia, vista come opera di salute pubblica e rigorosamente applicata nei casi mentali particolarmente gravi o di totale pazzia.  Per prevenire contestazioni morali ed etiche si dichiarava il riconoscimento di non sopprimere per scopi opportunistici quali, ad esempio quelli rivolti ai casi di vittime di gravi malattie o di incidenti anche se conservavano solo le funzioni vitali  fino a non essere in qualche modo utili alla nazione.  Comunque l’invenzione di morte cerebrale, assieme al vedere casi di assenza di coscienza non è idea di oggi attraverso gli espianti d’organo, bensì di chi dichiarò di pensare di pazzi, che non avevano neppure coscienza di se stessi come uomini,  da giudicarsi già praticamente dei morti: “Io penso che dei pazzi che non hanno neppure coscienza di se stessi come uomini sono già praticamente dei morti”. Se non hanno coscienza come uomini tutto il resto degli animali è ufficialmente –cartesianamente- macchina.  Con questa dichiarazione, sostenuta dai medici tedeschi, nel 1939, Hitler estendeva l’eutanasia sterminando gli alienati  e tutti gli altri ritenuti improduttivi: vecchi, invalidi, “anormali” etc.. Essi erano concepiti peso morto.  Lo sterminio dei pazzi irrecuperabili – morte cerebrale- attraverso ospedali per l’”eutanasia” era definito dall'operazione T4, compresa la sua segretezza -benché sembra che vi fu qualcuno che si accorse di quello che realmente si faceva, soprattutto i parenti delle vittime. Comunque, i parenti erano a priori esclusi da ogni decisione perché non medici, quindi non conoscendo la medicina non potevano giudicare il caso, quando era il caso di sopprimere. L’esecuzione della T4 era basata sul giudizio di 3 istituti, cosiddetti, di carità e da un collegio di medici -per l’eutanasia, considerata opera umanitaria: “assassinio umanitario”.
  Insomma dietro al giudizio di “morte cerebrale” si diagnostica l’incapacità di intendere e di volere e di assenza di coscienza e si concepisce, di conseguenza, l’eventuale più o meno accenno di attività motoria (del malato in coma all’atto dell’operazione chirurgica dell’espianto e, dall’altra,  dei pazzi che urlavano e si divincolano disordinatamente al momento di entrare nei camion nazisti diretti all’ospedale per l’eutanasia)  come riflesso meramente nervoso piuttosto che tentativo di comunicare qualcosa del loro stato di coscienza.     Limitarsi a giudicare come riflesso condizionato proviene da tutta una corrente riduttiva che si avvale della vivisezione.  La vivisezione a sua volta  si avvale dell’eliminazione delle componenti psichiche, dapprima, in generale, sugli animali che vengono trasposti poi all’uomo come nel caso di entrambe le “morti cerebrali” – da coma e da follia-.   Ciò fu dedotto già da Vance Packard (in tal caso riguardo alla manipolazione umana tramite elettronica): L’uomo verrà manipolato pari ad animali da laboratorio a partire dai manicomi.   Packard lo abbiamo già considerato, nel post immediatamente precedente al presente riguardo la tanatocrazia medica assieme alla spersonalizzazione e standardizzazione delle morti entro le mura ospedaliere.

  E’ chiaramente giusto riconoscere  l’olocausto che gli ebrei, a livello ufficiale, subirono maggiormente dal nazismo, ma bisogna ancora riconoscere quanti altri furono trucidati come i gitani (senza anagrafe) e i cosiddetti “pazzi”.  Il destino (?) ha voluto che il primo uomo cavia, completamente manipolato, in cui si effettuò il trapianto, di cuore, fosse proprio un ebreo; non visse che qualche settimana dal trapianto, con non pochi strazi. 

mercoledì 25 giugno 2014

La legge 578/93, Con Licenza di Vivisezione e espianti d'organo


L'immagine riporta la copertina di un libretto di un gruppo femminista con sede in Roma.  L'immagine è significativa di per sé, non ha bisogno di commenti, investe l'ambito vivisettorio, carnivoro e quindi anche dei trapianti (leggi cannibalismo); il concepire frazionato facilita le speculazioni, i profitti tutte le rimanenti nefandezze.   Vogliamo abbinare all'immagine anche la riflessione di M. de Unamuno:
"I medici si dimenano in questo dilemma: o lasciare morire l'ammalato per timore di ucciderlo oppure ucciderlo nel timore che muoia".
L'osservazione di Unamuno trova nesso con la legge 578/93, che risolve suddetto dilemma dichiarando "morto" il malato (in coma). Non si tratta di una morte classicamente intesa ma di un tipo di morte che rientra nella concezione del suddetto frazionamento, localizzata in parti, del cervello: "morte cerebrale".  Considerando la difficoltà nel comprendere la dinamica cerebrale -così anche quella del sistema cardiaco che, in questo caso funziona regolarmente, assieme a tutti i rimanenti organi- nonostante gli innumerevoli studi e ricerche nonché la fallace e fuorviante vivisezione, pesa la suddetta decisione (di morte cerebrale) che pur sempre rientra più nei limiti dell'opinione che altro.  In effetti, si sono ormai anche avuti non pochi casi di uscita da un coma giudicato irreversibile -morte cerebrale- e in questi alcuni hanno riferito parte di fatti e discorsi di chi gli stava accanto durante lo stato di coma, anche di medici e infermieri che hanno confermato quanto riferiva.  Confermare, quindi, anche qualcos'altro dalla mera medicina, cioè uno stato cosciente. Se si fosse soppressa questa vita tutto ciò non si sarebbe potuto appurare.  Che cosa significa tutto ciò?  Lo stato di cosiddetta "morte cerebrale" pone un'incertezza sulla morte reale stessa del cervello, oltretutto in un corpo che continua a vivere ed è di pari una dichiarazione di "vita corporea" completa di stato di coscienza, la cui unica colpa è quella di non essere ancora compreso dalla medicina, così come la medicina fallisce nel risolvere la patologia di ciò che definisce "morte cerebrale" -concepita, così, meccanicistico-riduttiva.  Da dove scaturisce la visione meccanistico-riduttiva?   riferendoci all'incertezza, in termini filosofici e matematici essa scaturisce, non a caso, proprio nel XVII° secolo in cui entrambe (filosofia e matematica) risolvono l'incertezza delle opinioni contrapposte attraverso la necessità del modello.  Il 1600, meccanicistico e fiorente delle prime realizzazioni di mega ospedali (così some sono attualmente) ed oltre tutto a struttura "panottica".  Tutto ciò trovava -ed ancora trova- "consensi" per quella "tensione sociale" ad evitare l'incertezza in diverse vie, cioè: quelle società che Hofstede indica a livello alto nell'evitare l'incertezza a cui si risponde con un incremento d'ansietà dove ne scaturisce nervosismo, stress, aggressività etc..richiedendo meccanismi di riduzione dell'incertezza.  
Vi sono parenti di degenti in coma, giudicato irreversibile, che rispondono alle pressioni dei medici -e di alcuni giornalisti, come nel caso del ragazzo tifoso, C.Esposito, ferito gravemente allo stadio il 5 Maggio scorso- per l'espianto d'organi nel rimettersi al miracolo.   Nulla da dire sul miracolo -sopratutto di chi dà ancora segni di vita, di fisiologica funzionalità- ci sono innumerevoli esempi ma vi è anche un fondo di nuovi studi scientifici a sostegno di suddetti parenti, vediamone alcuni di ordine bio-fisico-matematico:
La struttura del cuore deve essere concepita di complessità sui livelli di quella del cervello.  Anche nel cuore vi sono dinamiche sottostanti a cellule simil-neurali con tanto di cicli limite, attrattori (strani) ed enzimi particolari che modulano l'attività elettromagnetico temporale (o dinamica) -Nel cuore si conserva la memoria del vissuto dell'individuo. 
Studi e ricerche nel campo della sinergetica stanno svluppando il problema della dinamica nonlineare di una riattivazione improvvisa di un sistema ridotto ormai a scarsissima o apparentemente nulla energia (attività).
Studi sull'evoluzione estendono in linea generale o, dall'altra, storica la comparsa e la ricomparsa di biosistemi e di segnali, anche neurologici, quali di sentieri neurali che riattivano un ricordo ormai caduto nell'oblio.
Studi e ricerche di onde auto-organizzatisi (presenti anche nel cervello) approfondiscono a livello biologico e neuronale il problema della ripresa improvvisa e di mantenimento illimitato (anche larvato); di un processo apparentemente estinto.....Continua 
  

domenica 15 giugno 2014

Espianto-trapianto d'organi, DSM, DNA: l'Umanità iatro-addomesticata

   Il presente post continua da quello immediatamente precedente sui trapianti-predazione d'organi.    
Ritroviamo il numero 12:   il 12-6-12  la data che segna la vittoria dei trapianti-predazione al Parlamento.  Ora i candidati all’espianto dei loro organi passano dalla Camera…Mortuaria al Senato per il “decesso” definitivo.  Il dominio dei trapianti-predazione si conferma sempre più dittatura ed è accorpato, ben trapiantato agli ospedali tanatocrati che gestiscono tutto il potere sulla vita e sulla morte.  Ma, aldilà della medicina,  lo stato di coma investe l’ambito della coscienza; sta di fatto  che  coloro che uscirono da un coma giudicato irreversibile riferirono fatti e parti di discorso tra medici e paramedici che gli stavano attorno durante il suo stato di coma.   Ne consegue che la medicina assieme alla genetica s’impongono, comunque, di prepotenza in tale ambito con la psicochirurgia manipolando i corpi e controllando, gestendo, la coscienza.  Ne scaturisce, artificiosamente, per manipolazioni, una società psicocivilizzata.    Si volevano aprire i manicomi.  Ebbene si sono aperti assieme a tutti gli altri ospedali, ora sono estesi sulla strada, ovunque:  ogni cittadino è paziente.  Pari ad un sorvegliato agli arresti domiciliari, egli è panotticamente controllato (fisicamente) e monitorato (da videocamere e SAT),  diagnosticato, e si decide per lui in base a criteri di probabilità statistica.  Nell’era dell’informatica si realizza la “completezza cognitiva”:  Si ha conoscenza completa degli stati del mondo nel contesto decisionale; Lista completa degli stati e ne definiscono la probabilità di accadimento.  Si inserisce nell’economia sulla perfetta razionalità degli agenti in assenza di limiti computazionali”.  –M.Lombardi-
Vi è di fatto e attualmente la profilazione del comportamento del cittadino da videocamere (Paissan “La privacy e morta, w la privacy”) che, ad esempio, nel caso del consumatore. si focalizza sull’esitazione, rapidità di scelta e perfino nella mira degli ammiccamenti fino a giudicare le intenzioni.  Tutto ciò può essere utilizzato in corrispondenza con i diagnostici psichiatrici –DSM-.  Comunque vi è già attiva la comunicazione col medico di fiducia attraverso micro-chip e diretta al suo file personale della banca data centrale.
  In sintesi, scrive Virilio, si prosegue sulla scia del potere “germanico-sovietico basato, tecnicamente e scientificamente, sulle oppressioni posturali nella metà del ‘900 col funzionalismo di apprendimenti e condizionamenti animali patrocinato da militari e politici oltreché medici (anche nel campo della biologia delle razze). Grazie agli studi vivisettori sul comportamento degli animali nasce una nuova certezza; per ottenere un attributo -un bersaglio- che anche se unico può agire in dipendenza nel rimuovere il problema dell’identità trans-situazionale delle immagini mentali.  Viene rigurgitato il modello coloniale e i suoi mezzi che influenza strumenti e tipi di analisi scientifica e tecnica della polizia metropolitana.  L’umanità vivisezionata e ridotta a trattamento zootecnico di cui, alla stessa stregua di un animale in gabbia, in contenzione zootecnica non ne è consapevole.  Se il trapianto-predazione guadagna la legge silenzio-assenso, oltre ad essere dittatura che impone di dichiarare ufficialmente come la pensi – pensate alla violazione del vostro diritto di segreto di voto politico: vi fanno rendere pubblico il “NO!” ai trapianti-predazione d’organi cosicché un giorno che per qualche motivo, per causa di forza maggiore o indipendentemente dalla vostra volontà vi ritrovaste in ambito medico ospedaliero o istituzionale con quel bel “NO!” sbandierato..le conseguenze le lasciamo alla vostra immaginazione- viceversa, senza quel “NO!”, anche senza necessariamente dire “Si”, cioè col solo silenzio vi trovate “ipotecati” i vostri organi e venite a vostra volta controllati, clinicamente profilati, al fine da garantire il passaggio dei vostri organi, carichi della vostra coscienza, al futuro comproprietario nell’eventualità che vi dichiarano clinicamente “morti”. Tutto questo non si insegna a scuola, anzi nelle scuole si continua a persuadere gli studenti ad aderire alla logica dei trapianti-predazione.  La Camera ha favorito i trapianti-predazione d’organi: un mattone aggiunto a suddetta gabbia.     

giovedì 5 giugno 2014

Ospedali e Legge Europea sui Trapianti-predazione d'organo: L'euro in frattaglie

    

Nell'immagine si riporta un articolo di giornale, di sabato 31 maggio, su un fatto aberrante, cioè di un bambino che anche se ingenuamente e innocentemente prenota un organo, o più precisamente il cuore, da un suo amichetto che vuole suicidarsi.  L'aspirante suicida riflette sulla situazione di un eventuale fallimento nel suicidarsi quale il rimanere in coma e così continuare a vivere attraverso il trapianto d'organo nel corpo di un altro, condividendolo e non si suicida più.  Ciò, da un certo punto di vista, ci riporta all'antica Grecia quando tra i giovani vi era sempre più la spinta a suicidarsi. Allora per frenare tali suicidi ricorsero allo stratagemma di diffondere la notizia che il corpo del suicida si sarebbe trasportato per le vie della città sfigurato, mutilato. Dall'altra, anche i testi di medicina riportano che chi si vuole suicidare non lo va certo a dire in giro, in questo caso il tentativo viene fatto in modo tale che venga controllato e/o in qualche modo interrotto.  Si vuole far passare una storia di fantasia come reale alla stessa stregua di un'invenzione di morte (clinico-cerebrale) o di malattie.  Abbiamo già riportato in un precedente post vedi:   http://hospitalcrimes.blogspot.it/2012/12/ulteriori-evidenze-da-tribali-mediche.html   
l'evidenza in cui oltre al trapianto dell'organo in sé si trapiantano anche componenti psichiche, vale a dire caratteriali (gusti, preferenze e altri tratti di personalità), che incidono sulla psiche e, quindi, sulla vita di chi ne viene in possesso.  Ciò, per certi versi, è anche supportato da studi sugli ologrammi dove ogni in parte si riflette il tutto, cioè contiene la memoria, il "codice" indelebile, un, possiamo dire, cervello proprio; anche per questo si fa ricorso agli anti rigetto.      La medicina non ammette il suo fallimento nel risolvere il problema degli stati di coma e ribalta il tutto in successo con l'espediente del trapianto e dell'invenzione di morte (cerebrale): sacrifico uno per rattoppare sull'altro.  Al primo vanno gli "onori" del sacrificio (i media gli dedicano ampio spazio) al secondo il "successo" della medicina fallimentare.
  Considerata la scarsità di prelievo d'organi, almeno per il rene, tramite incidenti, oggi si ha la possibilità di prelevare organi dai sani: rifiuteresti di dare un rene al tuo partner o parente stretto?  Considerando che un organo trapiantato dura in modo ottimale (in media dura di meno, anche undici anni)  venti anni al massimo  questo è anche il tempo in cui il rene del donatore, sfinito, richiede trasfusioni di sangue fino, a sua volta, il trapianto.  Cosicché la medicina avrà raddoppiato sia le domande che i sostenitori dei trapianti...un successo: rattopare un corpo malato e danneggiare un corpo sano.   Su questa via anche la genetica dà la sua complicità nel concepire perversamente la prevenzione, o meglio la predizione tratta dal  fondo del...DNA, fino all'amputazione di parti sane.
   Lo stato di coma, quindi, non esclude lo stato di coscienza, confermato anche da coloro che uscendo da un coma giudicato irreversibile riferirono fatti e parti di discorso tra medici e infermieri che gli stavano attorno durante il suo stato di coma.  
  La scoperta della genetica, la psicochirurgia, scrive L. Lombardi Satriani, manipolano i corpi e controllano la coscienza (e la gestiscono -ndr).
Lombardi Satriani riprendendo la concezione della gestione mortuaria della civiltà tecnica, cioè necrofoba e sempre più mortifera de "L'uomo rimodellato" di V.Packard si domanda quale tipo di uomo si dovrà costruire dalla società psico-civilizzata.
  In sintesi per la medicina dei trapianti noi siamo macellerie ambulanti dove ogni "frattaglia" è marchiata D.O.C. attraverso Banche Dati DNA per selezionare nei trapianti, affinché si abbia una quotazione valutaria che influisce anche sulle statistiche assicurative.  Ritornando a Lombardi satriani, egli denomina quanto da noi detto come "zona di morte".  Un vecchio ipocritamente rinominato anziano o uomo della 3°età è peso morto sociale, improduttivo, e noi aggiungiamo che lo è anche per i trapianti; quindi valutato sottozero, già sottoterra.  Egli centra appiena l'articolo del quotidiano quale dell'impadronirsi dell'altro della chirurgia fino a possedere il suo corpo appropriatamente riutilizzato e ne specifica il riferimento proprio ai trapianti d'organo dei bambini ed in generale agli ospedal e tanatocrati che gestiscono il potere sulla vita e sulla morte .....   continua

  

domenica 9 febbraio 2014

Anziani Presi per i Fondelli dai Medici


Se vi sono novità queste sono sempre dalla parte del controllo e monitoraggio del potere istituzionale sul cittadino e non viceversa. Così avremo nuove patenti che rileveranno ad un qualsiasi controllo anche la situazione assicurativa. Sono proprio le assicurazioni che sostengono le banche dati del dna.  Per il momento vi sono quei non pochi anziani che subiscono incidenti e che rappresentano l'ottimizzazione degli interessi delle assicurazioni giustificando l'aumento delle tariffe assicurative da una parte ma risarciti come carcasse da rottamazione (vedi su http://www.repubblica.it/motori/sezioni/sicurezza/2013/11/06/news/incidenti_stradali_per_gli_anziani_allarme_rosso-70358420/).  Eppure, dai cinquantanni in su si vanno raddoppiando, triplicando i rinnovi patente con altrettante visite mediche fino all'esasperazione annuale degli ottantenni con notevoli spese per prassi burocratiche.  Eppure l'unico problema che pone l'anziano non sono gli incidenti (vedi su http://www4.ti.ch/fileadmin/DI/POLIZIA/documentazione/statistica/rapportiAttivita/statistica_incidenti_2011_TI.pdf  "La fascia d’età che produce il maggior numero di incidenti è quella tra i 35 e i 45 anni. È significativo 
che nel corso dell’ultimo decennio, la componente di giovani adulti (18-25 anni) coinvolti in incidenti 
gravi è percentualmente diminuita dello 0.3% annuo, attestandosi al 16.1%") ma il fatto che rispetta con un certo rigore il codice della strada disturbando quel traffico comunemente partecipato che provoca incidenti.  Da sempre si conosce che l'anziano agisce tramite saggezza, cioè prudenza ma per i medici è un rimbabito che, seppur autista esperto non sa più valutare nemmeno le sue prestazioni per conformare ad esse la guida. Ed ora c'è voluto un altro medico che rivalutasse sulle vecchie è ovvie visioni dell'anziano e quanto da noi più volte dedotto; l'abbiamo letto su un sito internet e lo riportiamo, http://news.paginemediche.it/it/230/ultime-notizie/neurologia/detail_204964_cervello-la-memoria-degli-anziani-rallentata-da-troppe-informazioni.aspx?c1=63 dove si scrive: 

Cervello: la memoria degli anziani rallentata da troppe informazioni

Gli anziani non perdono con l'avanzare dell'età le loro abilità cognitive, ma semplicemente rallentano la loro capacità di richiamare le informazioni. A dirlo un nuovo studio di Michael Ramscar e colleghi della Università di Tubingen in Germania pubblicato sula rivista Topics in Cognitive Science.
"Il cervello umano - ha spiegato Ramscar - lavora più lentamente nella terza età solo perché ha accumulato più informazioni nel corso del tempoIl cervello degli anziani non diventa più debole: semplicemente ha più conoscenze", ha sottolineato Ramscar.
Usando alcuni calcolatori gli scienziati hanno creato modelli che riproducevano il richiamo delle memorie a differenti età di un adulto. In questo modo si è scoperto che se la banca della memoria del computer era più piccola, la performance somigliava a quella di un giovane adulto. Se invece il computer doveva richiamare informazioni da un insieme di dati più grande, allora la performance era più simile a quella di un adulto più anziano.
    
   Tutto ciò dovrebbe rivalutare l'iter medico-burocratico sul rinnovo della patente per età ma questo va contro il profitto di chi vi ci specula a danno dei non più giovani sfrenati.  Come scrive anche P.Virilio sull'industria degli incidenti ci mangiano non pochi...trapianti d'organo compresi.

sabato 18 gennaio 2014

Vivisezione, la Speranza è Tutta Nostra -Brevetto sulla Speranza

   Nel video la senatrice intervistata chiarisce i limiti della vivisezione.  "Come si convincono i politici?". La risposta la dà la conduttrice, cioè attraverso la sempre più gran parte di italiani che ha preso conoscenza -anche per le conseguenze subite- e senza alcun dubbio dell'evidente fallimento della ricerca vivisettoria.  La senatrice fa appello all'etica del vivisettore che però non può fare a meno di vivisezionare per prendersi cura degli altri esseri umani -,,,altri esseri umani?-,  Dall'intervista emergerà sempre più che la cura è dare speranza.  Infatti, tutte le molteplici malattie incurabili sono dette tali perché senza possibilità di cura reale -pseudocure-. La senatrice dichiara che la sperimentazione serve per dare un risultato visibile a tutti e ripetibile ma non specifica quale risultato.  Infatti il risultato è relegato alla mera esperienza di laboratorio dove il "successo", che avviene forzatamente e per manipolazione della cavia, diviene sistematicamente fallimentare e spesso gravemente dannoso, o mortale, se applicato agli esseri umani.  
  Quanto detto finora viene confermato nel dichiarare che "La vivisezione esplora territori ignoti cercando di agguantare un risultato che dia speranza e diviene scienza nel renderlo pubblico".  Secondo la senatrice le ricerche alternative alla vivisezione non sono in effetti alternative a niente.  In effetti ha ragione, non vi può essere nulla di alternativo a ciò che si è confermato da sempre essere inutile, fallace e dannoso come la ricerca tramite vivisezione che s'impone a dogma sugli altri metodi piuttosto di essere finalmente abolita lasciando spazio -e risorse economiche- al progredire della scienza, liberata da tale zavorra.  Inoltre, la senatrice rivendica il diritto dei malati alla speranza pretesa dalla ricerca vivisettoria negando però il diritto della speranza dei malati e dei loro familiari che credono nel metodo stamina. Tra ricerca vivisettoria e metodo stamina più che  "tradimento dell'umanità" vi è una "guerra santa" di speranze in chi ha fede per la pseudoscienza vivisettoria e l'altra di ricerche sulle staminali bocciate per il brevetto sulla vita.     La senatrice riconosce che le malattie, anche incurabili,  hanno fluttuazioni enormi nel loro percorso, soprattutto sulla crescita di un bambino, ma non chiarisce se vi è un metodo attendibile per distinguerle da veri miglioramenti; in effetti non vi si possono fare distinzioni, almeno per quelle che superano quel breve periodo di inequivocabile riscontro di "causa.effetto" possibile con i limitati, attuali, strumenti e conoscenze.  In effetti la senatrice riconosce così tutte le speculazioni della medicina e farmacologia su tali fluttuazioni.   La senatrice dovrebbe, invece, rispondere se in quei casi, come ad esempio, della giovanissima Delizia Cirolli, vi sia stata o no un' enorme fluttuazione tale da sanare le ossa, compromesse da tumore con attesa di vita di poche settimane, avvenuta dopo la visita a Lourdes.  Infatti, se la madre della giovanissima Cirolli non avesse rispettato il volere della figlia accettando il suo ricovero forzato ospedaliero, e la successiva amputazione della gamba, il suo destino sarebbe stato avverso nel continuare a farla a pezzi, mentre oggi dopo una ventina d'anni si conserva sana e intera.  Vi è chi ha speranza confidando in chi ha diabolica "forma mentis" vivisettoria, nel tagliare, nel fare a pezzi e chi preferisce essere curato nella sua integrità e dignità.