giovedì 30 agosto 2007

Un concetto per "malasanità"

Da dove origina il termine "malasanità"? E' questo un termine che dovrebbe essere senza dubbio di competenza di chi ha subito la sanità, per cui è un termine che rende rei tutti coloro che l'hanno fatta subire, medici in prima linea. Invece, per contro, il termine è stato monopolizzato dai medici stessi a cui spetta il diritto, assieme alla magistratura, di riferirlo a tutto ciò ch'è di loro competenza e ne spetta il primato su ciò che con esso (il termine) vi concerne. Insomma, chi ha subito la sanità deve comunque rendere conto alla categoria medica. In linea generale, trattando di malasanità, chi l'ha subita viene messo al posto del pubblico e, come tale, fare un intervento mentre il medico viene posto a presiedere (ad eccezione di un programma di RAI-3 dove sono posti allo stesso livello). Sarebbe senz'altro corretto nel caso si voglia trattare con la malasanità porre il medico in mezzo agli altri (pubblico) e far presiedere il già malcapitato negli ospedali. Se non fosse così non avremo mai una visione obiettiva di quel che accade negli ospedali. L'attuale ministro della sanità non avrà di chè preoccuparsi per quanto viene temuto, cioè sull'accusa di "retorica su malasanità per indebolire pubblico a favore privato..." perchè la malasanità è la misura della trasparenza degli ospedali. Gli ospedali sono stati concepiti in situazioni aberranti quali le pestilenze e nonostante non abbiano contribuito a debellarle ma, addirittura ad essere ricettacolo d'infezioni di vario genere, hanno continuato ad esistere anche dopo, -divenendo loro stessi aberranti- estendendo i loro "servizi" anche a malati non pestilenti, con le stesse regole di contenzione o panottico per i malati (ospedale pari ad un penitenziario). Nessun dirigente, primario, direttore o altro che sia accetta dei controllori esterni all'interno degli ospedali specialmente se quest'ultimi sono in qualità di volontari critici (anche semplici osservatori). Eppure l'inserimento di questi volontari, 24 ore su 24, rappresenterebbe almeno una sufficiente misura di trasparenza degli ospedali. La trasparenza rafforza la qualità degli ospedali pubblici, è garanzia dell'utente, ed è a tutti gli effetti l'ottimo fattore di concorrenza al privato. In effetti, il privato non accetterebbe mai "vigilantes" volontari sul proprio operato; viceversa ne ha di propri contro quelli che vogliono ficcare il naso nel loro operato...le cliniche o ospedali privati non sono "istituzioni aperte" ma "istituzioni chiuse" dove non fuoriescono errori per merito della competenza di veri medici ospedalieri, da cui non traspariscono errori, abusi, omissioni, manipolazioni di cartelle cliniche etc...mentre negli ospedali pubblici vi sono medici non altrettanto competenti ad occultare e a non farsene accorgere.