venerdì 5 agosto 2011

Ospedali: Mafia per Eccellenza -3° parte

Ogni volta che si discuta o si dibatta sulla cosiddetta malasanità medici e politici sembrano d'accordo nel far convergere ripetutamente il problema sulle carenze, fatiscenze e disservizi degli ospedali valutando di conseguenza solo sul piano economico per potenziare, in apparenza, suddette strutture. Ma potenziare cosa?! Per l'appunto l'apparenza, non certo la trasparenza, che rappresenta la vera competizione tra ospedali pubblici e privati.
Nei due precedenti post sulla nascita degli ospedali origine dello s/Stato premafioso, e il suo consolidamento attraverso i secoli, abbiamo sintetizzato il profilo ben radicato che caratterizza da sempre queste infami strutture. Nel presente post, invece, focalizzeremo sul punto principale che caratterizza il modo mafioso: l'omertà. Per questo considereremo ciò che rappresenta l'eccezione che conferma la regola mafiosa degli ospedali o cliniche che siano. Con questo intendiamo riferirci proprio a quei medici -di cui il numero non supera quello delle dita di una mano- che, al contrario dei loro colleghi violarono il principio omertoso ospedaliero. Certamente, probabilmente ve ne fu qualche altro sicuramente messo a tacere con le buone o con le cattive. Che cosa significa "con le cattive"? Ora vedremo.
Cominciamo con il famosissimo ospedale de "La Salpetriere". Nella prima metà del secolo scorso vi prestava servizio A.Munthe.
Munthe era di origine svedese e la sua personalità era forgiata dalla religione e dai miti nordici che pongono in primo piano la giustizia piuttosto che la carità. Egli si rese conto di tutte le nefandezze che accadevano ai danni dei degenti finché non urlò pubblicamente quanto lì stava accadendo ad una giovane contadina, accusandone poi il suo maestro; nientedimeno che il grande, famoso Charcot. La risposta fu immediata e provenne proprio da colui che lo riteneva il suo pupillo, lo stesso Charcot, che lo calciò fuori dalla Salpetriere. Munthe, che fino allora esaltava gli ospedali -"meno chiese più ospedali"- non volle più saperne di tali infami strutture e si dedicò ad aiutare uomini e animali praticamente, anche estraendoli, sepolti, dalle macerie di un terremoto (quale di Messina).
Vi fu chi subì la sua violazione del principio d'omertà peggio di Munthe. Ci riferiamo a I.F.Semmelweis.
Semmelweis era di origine ungherese e prestava servizio in un prestigioso ospedale austriaco. Egli si rese conto che le frequenti morti da infezione puerperale ospedaliera delle gestanti e anche dei loro neonati era causata dallo sporco che recavano i chirurghi tra una degente e l'altra. Semmelweis seppe imporsi nel far lavare più spesso i chirurghi e i risultati non si fecero attendere: nel bene, nel senso che si ridusse la mortalità delle gestanti e dei loro neonati; nel male, nel senso che tutto ciò non durò a lungo perché i chirurghi si stancarono di lavarsi e fecero in modo da far sbattere fuori dall'ospedale semmelweils dalla direzione. Egli dovette ritornare a Budapest dove scrisse un libro testimonianza della sua esperienza ospedaliera; un j'accuse contro gli infami ospedali. La risposta non si fece attendere, Semmelweis fu "messo alla berlina" ovunque, e il suo libro fatto praticamente sparire, fino ad imporgli una sorta di Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) per farlo finalmente tacere. Tutto ciò non fu sufficiente perché anche chiuso e torturato dal trattamento psichiatrico Semmelweils continuò a non tacere finché le percosse subite dagli operatori psichiatrici non lo fecero tacere per sempre. Ora a Budapest c'è un suo busto per ricordare chi si oppose all'omertà sulle nefandezze ospedaliere.
Infine, vogliamo ricordare il Ramazzini, che volle non tacere la sua verità su quello che erano i medici aldilà delle apparenze. Ramazzini subì meno dei due suddetti suoi colleghi eppure fu denigrato per le sue accuse tanto che perfino il Pazzini, che voleva comunque citarlo, riportando le sue dichiarazioni sulla figura del medico, dovette presentarlo più come umorista che altro. Vediamo quanto "umorismo" vi sia su quanto segue: "Questi (i medici) si ammalano quando gli altri stanno bene, o per lo meno stanno bene quando vi sono molti malati". "Più volte mi sono stupito come, infierendo gravissime influenze di febbri maligne, pleuriti e altre affezioni popolari, i medici pratici quasi per un certo privilegio della loro arte, ne vanno esenti -cosa che non credo doversi attribuire alla buona cautela di essi, quanto al molto esercizio ed alla allegria di cuore, quando tornano a casa con le borse piene di danaro". Le cure -egli asserisce- sono spesso più nocive della malattia stessa. "Guardate il contadino, per esempio: egli agrescit madendo ed ha perfettamente ragione se vuol morire nelle stalle piuttosto che negli ospedali con le vene vuote di sangue e il ventre vuotato dai purganti". "Non si sa dire se più siano quelli ai quali la morte tronca la vita con la sua falce o con la lancetta del chirurgo".
Da tutto ciò che accadde a coloro che vollero non tacere violando l'omertà sulle nefandezze ospedaliere ai danni dei malcapitati (degenti) accusando i loro colleghi assieme agli infami ospedali in generale non seguì più alcun esempio tra medici e paramedici ospedalieri.
Oggi, di quel poco di trasparenza che si è potuta conquistare sulle infami strutture ospedaliere molto è dovuto al coraggio dei parenti ed amici dei malcapitati (degenti) che lì presenti hanno seguito, osservato e divulgato o denunciato.