sabato 17 aprile 2010

Michele Emmer: La matematica del dubbio e la gabbia meccanica 2-La Guerra

Nel post precedente, omonimo al presente, si è sottolineata la natura pacifica di Emmer, che non aveva alcuna intenzione di entrare in conflitto con l'operato ospedaliero, anzi egli inizia con fiducia. Poi, via via, l'accumulo delle nefandezze ospedaliere si fa sentire fino a sbilanciare anche un così suddetto rapporto di fiducia. Emmer è tra due fuochi: l'ospedale e la burocrazia che subisce un impiegato (la moglie di E.) che si ammala incurabilmente. Per entrambi la moglie è già morta, anche il ministero del lavoro, facendo eco al verdetto dell'ospedale, non deve rompere le scatole, quindi non viene riconosciuta l'assenza per cure mediche e deve essere liquidata dall'ufficio accontentandosi del sussidio di invalidità. Ma, quello che smosse maggiormente E. fu quando -dopo l'errore iatrogeno che costò un'inutile operazione alla moglie- gli negarono di dargli i vetrini usati per l'esame istologico. Già, la stessa richiesta che, nel post dedicato alla M.G.Cristofanetti-Boldrini, vedemmo negarsi violando la Costituzione Italiana, che riporta: "L'uomo è padrone di tutto ciò che appartiene e appartenne al suo corpo". Vedremo che ciò che non ottenne (i vetrini da test istologico) la Cristofanetti-Boldrini da cittadina attiva riuscì a ottenerlo Emmer. E. conosceva la Costituzione Italiana e si sentì, giustamente in diritto di intervenire! Da cittadino attivo entrò nel suo ruolo di dirigente ministeriale, salì in cattedra e, da eccellente matematico, calcolò e centrò in pieno il muro anti-trasparenza ospedaliero, facendogli un buco così. Il braccio tentacolare della piovra dovette, di contraccolpo, cedere e schizzare i vetrini verso l'equipe bio fisico-matematica dell'Università. Ma, attenzione! In questo conflitto, tra ministeri, attualmente vinto dalla Costituzione, per E. si cela un altro tentacolo, quello che potenzialmente gli trattiene la moglie. Infatti, la Signora Emmer è in un certo senso in "semilibertà" e dovrà ripresentarsi in ospedale, chiaramente seguita dal marito che, entrando in quel luogo, dovrà spogliarsi della divisa di alto dirigente per indossare quella a "pseudo-pigiama" di cittadino attivo. Non rimane quindi che attendere il ritorno.
Così fu. La signora E., che cercava sempre di rinviare gli appuntamenti-supplizio con l'ospedale, arrivò ad essere svuotata, oltre che dello stipendio, anche di veri e propri organi interni: non c'era più niente da togliere senza ledere organi vitali (cioè, eutanasia). Insomma, per l'ospedale E. si doveva sentire vedovo nonostante avesse la moglie lì davanti conversare lucidamente. E' proprio qui inizia il clou delle sue battaglie dal basso, da cittadino attivo nelle fauci della macchina della gabbia. CONTINUA...