martedì 11 gennaio 2011

Sabin Salk tre trucchi dalla vivisezione e per l'ospedalizzazione. I° parte

La poliomielite riveste un ruolo centrale nel passaggio all'industria delle malattie e, di conseguenza, al rendere sempre più domanda di ospedali. La poliomielite è una malattia infettiva antica ma cominciò a rendersi epidemica, guarda caso, nei primi del ventesimo secolo, cioè proprio nel culmine delle colonizzazioni e l'espandersi delle industrie.
Sabin s'interessò di poliomielite non appena laureato (1931), cioè quando la poliomielite cominciò ad esplodere in Europa iniziando dalla Svizzera. Sabin intraprese subito la strada che intraprendono i ricercatori che hanno urgenza di farsi conoscere attraverso un qualche "successo" nella ricerca e ciò è garantito da sempre nell'utilizzare le tecniche di laboratorio della sperimentazione sugli animali, vivisezione. Infatti, la razionalità di laboratorio vivisettorio permette di poter ridurre l'animale sperimentale per conformarlo nei limiti di ciò che grosso modo si vuole ottenere tanto che la ricerca ed il suo successo diviene fine a ciò; per questo vi sono addirittura allevamenti che predispongono gli animali per un tal fine. Sabin, assieme al suo collaboratore Olitsky, ovviamente, ottenne il "predisposto" successo nel 1935, utilizzando costose scimmie dai suddetti allevamenti e sottoponendole,oltre tutto, ad un trattamento ancor più particolarmente crudele e anche letale con complicate serie di iniezioni, ma non fu fortunato perché vi fu chi gli smascherò il trucco. Specificatamente, essi usarono il trucco nell'utilizzare una specie di virus che veniva indebolito nell'inocularlo tante volte nei tessuti nervosi delle scimmie per farlo attecchire ma fino a non poter poi essere in grado (il virus) di vivere in altri contesti. In sintesi, tutto ciò è coerente con gli esperimenti di laboratorio che trovano successo solo in questo ristretto ambito e con quei soli animali adattati forzatamente a rispondere in qualche modo alle aspettative dello sperimentatore.
Anche salk, rivale di Sabin, cadde in fallo nell'utilizzare la vivisezione, ritrovandosi accusato, anche dallo stesso Sabin, nell'aver meramente utilizzato più in'impostazione immunologica che virologica, cioè iniettava nelle scimmie ceppi di virus morti per vedere quello che accadeva (ciò tradisce un'intelligenza da ricercatore non proprio veramente eccezionale).
Comunque, una correzione al trucco del Sabin provenne da J.Enders che, ragionevolmente nel non utilizzare animali, oltre tutto costosi e pre-conformati, si riferì alla sperimentazione in vitro e riuscì a trovare il modo di coltivare i polivirus in tessuti vivi (1948). Comunque, benché molto meno fallace e quindi altrettanto meno dannosa e meno costosa della vivisezione, tale sperimentazione ricade pur sempre nei ristretti limiti della razionalità di laboratorio; pertanto, proprio correggendo il grottesco errore vivisettorio Enders incoraggiò la politica delle vaccinazioni rendendosi anch'esso compartecipe delle stragi sottostanti ad una vaccinazione sistematizzata, di massa, che si rivelò anche untrice della stessa infezione che avrebbe dovuto eliminare, danneggiando piuttosto che sanando e, dall'altra, anche attivatrice di altre infezioni, fino allora inattive, quale del virus HIV-AIDS provocando tutte le stragi finora conosciute.
Nel prossimo post ci occupremo di altri trucchi che più specificatamente "giustificherànno" domande di ospedalizzazione da epidemie.
BIBLIOGRAFIA
- H. Ruesch: La figlia dell'imperatrice, Stampa Alternativa, 2006
H.Hellman: Le Dispute della medicina, Raffaello Cortina, 2002
H.Ruesch (a cura di M.Mamone Capria): La medicina Smascherata, Editori Riuniti, 2005