martedì 31 luglio 2007

ANZIANI ALLA BERLINA NEGLI INFAMI OSPEDALI

Oggi, per merito della diffusione a mezzo stampa e per via antenna, finalmente il cittadino viene a conoscenza di almeno quel poco che si può intravedere attraverso il muro di gomma della strutttura ospedaliera. Spesso chi subisce il trattamento ospedaliero preferisce non riferire gli abusi e, del resto, non è consapevole di errori. Inoltre, chi vi lavora non parla, a meno di non aver subito lui stesso ingiustizie o vere e proprie violenze. Gli anziani sono quelli che maggiormente preferiscono, o non possono, riferire le violenze fintanto che non vi siano segni che in qualche modo comunichino il trattamento subito. Gli abusi, le omissioni, le violenze, gli errori, le cartelle cliniche artefatte etc. non sono solo attuali ma per quello che si è riusciti a sapere vi sono da sempre. Nessun ospedale è garantito per quello che appare superficialmente, dall'esterno. Anche laddove si propaganda la "dignità" si rivela che è al solo scopo pubblicitario, d'azienda. Riportiamo la lettera firmata, scritta sul "Messaggero" del 15-6-91, dal titolo "Malati come strumenti didattici":
"Vi piacerebbe prima di essere operati alla gola o da qualsiasi altra parte passare un'ora in un'aula con gli studenti di medicina per una lezione universitaria? Questo capita al reparto donne otorinolaringoiatria dell'ospedale Gemelli di Roma. In generale non si chiede ai pazienti se vogliono andare dagli studenti ma si dice "Mi segua".
La mattina del 18 marzo alle 8,30 mia madre, visibilmente depressa, probabilmente un pò di paura per l'intervento da affrontare nella stessa mattina, viene accompagnata con altre pazienti che non dovevano operarsi, fuori dal reparto per una lezione universitaria. Le figlie vengono allontanate bruscamente da una suora e all'opposizione di una di esse, un giovane medico risponde: "Niente, niente è una lezione" e corrono tutti via.
Alle 9,30 mia madre ritorna al reparto con la testa bassa, passando non saluta neanche noi figlie.
Finalmente alle 9,35 laportano in sala operatoria.
Allora vi piacerebbe che vostra madre o vostro figlio o comunque qualcuno di molto caro venisse sottosposto a questi stress emotivi o meglio a queste umiliazioni prima di un'operazione?"
Non piacerebbe nemmeno se fossero per noi degli estranei. Per quanto riguarda la suora-guardia o suora-secondina è stato riportato in un precedente post il ruolo del religioso che assieme agli altri suoi colleghi paramedici viene inghiottito dal sistema macchina ospedaliero. Un sistema macchina non solo nefasto per la dignità sopratutto dell'anziano ma anche micidiale. I fatti documentati non mancano. Si veda ad esempio l'aberrante fine di una signora ricoverata in ospedale, documentata nel sito realizzato dal figlio http://www.difriscoiolanda.it/